Buongiorno a tutti!
Come promesso a Paolo Cozzi, inizio oggi la pubblicazione di alcune schede dei funghi che formano oggetto delle mie raccolte.
Avevo detto che avrei ripescato quanto postato agli inizi sul Blog ridimensionandolo per rendere più agevole la lettura ma poi ho deciso di utilizzare del materiale ex novo che avevo preparato qualche anno fa e di cui avevo quasi dimenticato l'esistenza.
Frugando tra le varie cartelle ho recuperato alcune schede e, anche se si tratta di testi molto più lunghi di quanto molti avranno voglia di leggere, comincio a metterle in linea perché penso possano essere utili per chi voglia accostarsi per la prima volta all'hobby della ricerca dei funghi.
Quindi ecco la prima scheda, quella del primo fungo a comparire nell'arco dell'annata, il
Dormiente (Marzuolo)
Hygrophorus marzuolus (Fries) Bresadola
Molti, transitando in pieno
inverno sulla strada che collega Tosi a Vallombrosa o su quelle che dal Saltino
portano al Passo della Consuma e in Secchieta, avranno notato delle automobili ferme nelle
piazzole o a bordo strada e si saranno domandati cosa stessero facendo quelli che le avevano
parcheggiate.
La risposta ad alcuni
suonerà un po’ strana.
Quelle persone, in massima parte, erano alla ricerca di
un fungo che nasce proprio in questa stagione: il Dormiente.
Un fungo singolare la cui
apparizione segna l’inizio della nuova stagione micologica. In passato i primi
esemplari si cominciavano a trovare nella prima decade di gennaio, ma talvolta
apparivano già alla fine di novembre mentre la fruttificazione perdurava in
zone di alta montagna (Appennino tosco-emiliano), sotto abeti bianchi ed anche
rossi, sino alla fine di maggio.
Adesso però, con il
cambiamento climatico, il periodo di fruttificazione si è spostato molto in
avanti e quasi sempre bisogna aspettare la seconda metà di febbraio, se non la
prima di marzo.
Il primo a descrivere il nostro fungo fu
il micologo fiorentino Pier Antonio Micheli nel 1729. La descrizione esatta
però dei caratteri morfologici è stata fatta in epoca molto più tarda (1893/94) dall’abate
Bresadola, il quale riferiva che la raccolta annua a Vallombrosa variava dai 30
ai 100 quintali ed il prezzo di vendita da 45 a 90 centesimi di lira al chilo.
Si tratta di un fungo
piuttosto abbondante nei luoghi di nascita che però non sono molti. Almeno
quelli conosciuti. Perché probabilmente ce ne sono altri e, se finora si sono
avute poche notizie sulla sua diffusione, ciò è dovuto al periodo di crescita
invernale che vede pochi escursionisti aggirarsi per i boschi resi inospitali
dal clima. Ultimamente però, con il diffondersi delle conoscenze e soprattutto
della passione per i funghi, è stato individuato in altre zone della Toscana,
anche in ambienti molto diversi da quelli tradizionali (Vallombrosa, Abetone).
Non solo in montagna (Cetica, Scopetone, Amiata) ma anche sotto essenze diverse
dalle abetine (pinete, boschi di cerro, castagneti, faggete) e in pianura o in
zone collinari (Arezzo, Roveta, Tavarnelle Val di Pesa, Torrita di Siena).
Morfologia. L’Hygrophorus marzuolus è un fungo simbionte, soprattutto degli abeti
bianchi (Abies alba). Nasce sotto terra per poi emergere a maturazione dalla
spessa lettiera di aghi e foglie del bosco. All’inizio, quando è ancora ipogeo,
è di colore bianchissimo, ma appena comincia ad affacciarsi nel terreno, assume
nelle zone del cappello esposte alla luce una colorazione grigio perla che poi
rapidamente diviene scura, quasi nera. Difficilmente esce del tutto allo
scoperto e, se nasce nel terreno nudo, rimane aderente al suolo imitando col
suo colore nerastro quello dei sassi vicini. Talvolta nasce a profondità
notevoli (anche dieci centimetri) e, se legato dalle radici degli abeti, si
decompone senza riuscire ad emergere dal terreno. Normalmente però ci riesce ed
i lobi del suo cappello si incurvano verso l’alto per disperdere le spore.
Il cappello è piuttosto
arrotondato, globoso, con la cuticola asciutta, separabile. Il gambo, dapprima
tozzo, diviene poi allungato. Le lamelle sono rade e spesse, decorrenti. Sia
gambo che lamelle, candidi all’inizio, a maturità assumono una intensa colorazione
grigia anche se non scura come quella del cappello. La carne rimane sempre bianchissima,
salvo un alone grigiastro al di sotto della cuticola.
Il fungo, piuttosto
difficile da vedere a causa del suo modo di nascere (per questo viene chiamato
Dormiente, perché sembra “dormire” sotto le foglie), qualche volta viene messo
in evidenza dai morsi degli scoiattoli e dei caprioli che ne sono ghiotti.
Allora è probabile che se ne possano scoprire altri nascosti. Difatti si tratta
di un fungo gregario che può formare anche famiglie numerose. Talvolta in
gruppi appressati di diversi esemplari che però spesso si dividono quando
vengono colti.
Il cappello a maturazione
raggiunge mediamente un diametro di 6-12 centimetri mentre il gambo si
assottiglia ed allunga fino a raggiungere talvolta i 10 centimetri.
Periodo di nascita. Da qualche anno i Dormienti tendono a ritardare,
probabilmente per il ripetersi delle gelate con il terreno scarsamente
innevato. Difatti, con il mutare del clima, le nevicate si sono molto ridotte e
comunque spesso il manto nevoso anche in pieno inverno si scioglie velocemente
lasciando il terreno, e con esso il micelio, esposti al gelo. Così da diversi
anni gli appassionati devono attendere a lungo prima di poter iniziare la
ricerca di questo fungo. Che d’altronde viene chiamato anche Marzuolo proprio
perché tipico del mese di marzo. Poi, col regredire del freddo, la sua nascita
diviene abbondante, fino a raggiungere il massimo a fine marzo/aprile. Da
tenere presente che, quando la stagione è fredda, l’accrescimento del fungo è
lentissimo. Un esemplare può impiegare anche 2-3 settimane prima di raggiungere
dimensioni apprezzabili. E comunque è difficile che se ne trovino di grandi.
Sul tardi, invece, la crescita è velocissima (ed anche il deperimento). Allora
gli esemplari divengono più massicci e capita spesso di trovarne qualcuno che
non riesce a uscire dal terreno perché avviluppato dalle terminazioni radicali
degli abeti. È in questo periodo che i Dormienti vengono attaccati dalle
limacce ed altri abitanti del sottobosco. Quando gli inverni erano più rigidi
ma anche molto più nevosi, i Dormienti si trovavano già ai bordi dei banchi di
neve in fase di scioglimento. Talvolta semicongelati. Memorabile fu il maggio
del 1980 all’Abetone. Nella foresta della Secchia, con la neve alta in alcuni
punti più di mezzo metro, ai piedi degli abeti si potevano trovare grandi
famiglie di funghi bianchissimi lasciati d’improvviso allo scoperto dalla neve
che si ritirava (il legno vivo è “caldo” e fa fondere la neve attorno al
tronco). I Dormienti addirittura si intravedevano al di sotto del manto nevoso
reso traslucido dal disgelo. Bastava aprire la neve con le mani per
raccoglierli, anche se un po’ fradici. La nascita si protrasse fino alla metà
di giugno, quando però la maggior parte dei funghi divenne inutilizzabile per
il proliferare dei collemboli (insettini neri, piccolissimi tanto da sembrare granellini
di polvere che talvolta ricoprono in massa la neve proprio come accade col deposito
dello sporco atmosferico). Evento piuttosto insolito perché il Dormiente
difficilmente “baca” e qualche raro esemplare viene attaccato solo all’arrivo
del caldo. E quell’anno si finì proprio fuori stagione!
Commestibilità. Dal punto di vista gastronomico il Dormiente è
un fungo piuttosto apprezzato. Forse anche a causa del fatto che nel suo
periodo di nascita di funghi nel bosco c'è poco altro. Comunque alcuni lo
trovano insipido. Ed in effetti è un fungo poco saporito, ma forse i suoi
estimatori lo sono proprio per la delicatezza della sua carne che lo rende
gradevole al palato e facilmente digeribile. Va però anche detto che spesso non
sa di niente perché lo chef non è all’altezza.
Gli abitanti di Vallombrosa
ne fanno frittate, ma è ottimo anche fatto cuocere qualche minuto con un po’ di
panna, oppure tagliato a fette e fritto indorato. È pure molto gradevole
conservato sott’olio con aglio, pepe e rosmarino o alloro.
Una curiosità, i
montanari dicono che “Dopo Pasqua Dormienti e predicatori ‘un son più boni”.
Difatti questo fungo, che è praticamente inodore, agli inizi di aprile comincia
a profumare un po’ di resina. A me sembra che le sue qualità organolettiche non
vengano alterate. Però da un punto di vista estetico ed anche pratico, va detto
che in quel periodo è facile trovarne molti rovinati dagli animali che se ne
nutrono. Oppure, in caso di siccità, i funghi vengono resi fragili, quasi
gessosi, dalla mancanza di umidità. Tutti inconvenienti che potrebbero spiegare
il detto popolare.
Osservazioni. Purtroppo questo fungo, come tanti altri, è in fase di regresso e le
raccolte si fanno sempre più scarse. Le ragioni sono molteplici. L’intensa
caccia a cui viene sottoposto essendoci, almeno fino a marzo, pochi altri
funghi da raccogliere. La diffusione sempre più ampia e massiccia di ungulati
(cinghiali, caprioli, daini) che calpestano e sconvolgono in maniera drastica
(soprattutto i cinghiali) il terreno alla ricerca di cibo. Le malattie che
portano allo schianto degli abeti, attaccati dalle piogge acide, da insetti e
funghi parassiti e scalzati alle radici dall’azione dei cinghiali. Il
cambiamento del clima che altera le condizioni ambientali, soprattutto nelle
stazioni di bassa quota la cui produttività è diminuita notevolmente. Inoltre,
nel caso delle abetine, occorre considerare anche l’età delle piante perché,
come molti funghi, anche il Dormiente tende a nascere con più abbondanza
negli impianti giovani. Mentre in Toscana le abetine esistenti sono tutte ormai
mature perché l’abete bianco, il simbionte d’elezione di questo fungo (ed anche
del Boletus edulis, il classico Porcino di abete e di faggio), non viene quasi più
utilizzato per nuovi impianti.
C’è da dire poi che negli
ultimi anni si sono verificati degli eventi atmosferici eccezionali (12/11/2013
e 5/3/2015) con vere e proprie trombe d’aria che hanno devastato le abetine
provocando schianti apocalittici. Solo a Vallombrosa, ma il discorso vale anche
per le altre Foreste Casentinesi, è stato calcolato lo sradicamento di almeno
ventimila abeti bianchi adulti il che ha cancellato intere zone in cui il fungo
in questione nasceva ed a cui poi è seguito il taglio degli alberi rimasti per
il recupero del legname che rischiava di andare perduto.
Perché, quando in abetine
artificiali come quelle delle nostre foreste si apre un varco, gli alberi
superstiti sono eccessivamente lunghi rispetto al poco apparato radicale che
hanno potuto sviluppare nella competizione con gli altri per trovare la luce del sole. Per cui, quando la ferita è aperta, in
situazioni di grande vento e soprattutto dopo consistenti nevicate o forti
piogge, un poco alla volta viene giù tutto.
Inoltre le ultime annate, e anche quella in corso, hanno avuto un andamento primaverile particolarmente siccitoso che ha interrotto anticipatamente la nascita.
La legislazione vigente consente
la raccolta di esemplari con il diametro del cappello superiore a 2 centimetri,
con un massimo giornaliero di 3 kg.
La ricerca è impegnativa perché i corpi fruttiferi del fungo sono quasi invisibili
nella lettiera del bosco. E anche, quando escono allo scoperto, il colore scuro
li aiuta a mimetizzarsi in mezzo ai sassi e ai detriti di cui è cosparso il
terreno. I cercatori si avvalgono di bastoni appuntiti con cui saggiano
delicatamente i rigonfiamenti del terreno e delle foglie. Anche per
raccoglierli occorre scalzarli con il bastone. Altrimenti è molto facile
sciuparli a causa della fragilità della loro carne. Per chi intendesse iniziare questa ricerca sarebbe bene che lo facesse sotto la guida di un cercatore esperto. Altrimenti si corre il rischio di trovare poco e niente mentre si possono incontrare dei concorrenti che hanno il paniere pieno (per legge i funghi devono essere riposti in un contenitore rigido e aerato, non in buste di plastica e simili), il che potrebbe far abbandonare una ricerca che invece, saputa fare, è piuttosto divertente. Non fosse altro che per la stagione inconsueta e l'ambiente bellissimo in cui si svolge, l'abetina.
Qualche foto (anni 2017/9)
Fine
Spero
di non essere stato eccessivamente lungo ma d'altronde ritengo che
quanto ho scritto potrà tornare utile ai neofiti o comunque a chi si
volesse documentare.
Un cordiale saluto