mercoledì 22 aprile 2020

Repetita(?) juvant 5 - Ordinali

Buon giovedì!

In questi giorni di ozio forzato ho rimesso mano, su richiesta perché altrimenti non so se lo avrei fatto, a un abbozzo di scheda che avevo buttato giù una decina di anni fa, quella degli

Ordinali

in senso lato, perché in Toscana con questo appellativo e altri, che s'incrociano e s'intrecciano formando spesso equivoci in forza dei quali si devono sempre fare delle precisazioni prima di capire di cosa stiamo parlando, vengono raggruppate alcune specie appartenenti al genere Clitocybe e altre che un tempo ne facevano parte, ora assegnate ai generi Lepista e Leucopaxillus.


Le specie che volevo trattare, denominate genericamente "Ordinali" perché sono solite formare grandi famiglie di numerosi esemplari disposti in file più o meno "ordinate", sono le seguenti: 


Clitocybe geotropa, (Bulliard) Quélet

Clitocybe maxima, (Fl. Wett. ex Fr.) Kummer

Clitocybe alexandri, (Gillet) Gillet

Lepista nebularis, (Batsch : Fr.) Harmaja

Lepista nuda, (Bull. : Fr.) Cooke

Lepista inversa, (Scop. : Fr.) Patouillard

Leucopaxillus giganteus, (Leyss. : Fr.) Singer


Però parlerò solo di sei di queste perché di Clitocybe alexandri non ho fotografie, non avendo incontrato questa specie da molti anni, forse perché non bazzico più gli ambienti dove cresce.
Comunque è un fungo di scarso interesse perché pur essendo commestibile ha un aroma poco gradevole (odora di urina), anche se vale sempre il vecchio adagio "de gustibus non est disputandum". 

Veniamo quindi al dettaglio.



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Clitocybe geotropa, (Bulliard) Quélet
e Clitocybe maxima, (Fl. Wett. ex Fr.) Kummer

Nomi comuni: Ordinale, Ordinale bianco, Ordinale reale, Cimballo 

Li tratterò insieme, perché sicuramente si tratta dello stesso fungo che si sviluppa con alcune caratteristiche esteriori differenti, forse per caratteri locali non solo geografici ma connaturati all'ambiente in cui si è instaurato il micelio.
Io ero rimasto alla differenziazione di un tempo, ma volendomi aggiornare, ho fatto ricerche e vedo che molti autori e testi non trattano neanche più C. maxima.



Descrizione



Cappello - Imbutiforme, molto, con umbone centrale (senza in C. maxima), sericeo, color crosta di pane. Bordo in gioventù quasi rosa, involuto con costolature marcate e ornato di guttule che possono trovarsi anche sul resto della superficie pileica.

Dimensioni mm. 70-200 (300).

Lamelle - Molto decorrenti, fitte, un po' più chiare del resto del fungo.


Gambo - Cilindrico, molto allungato rispetto al diametro del cappello (tozzo e corto in C. maxima), soprattutto in gioventù poi la differenza si attenua parecchio, talvolta clavato, duro, fibroso, farcito più evidente a tempo umido, concolore al cappello, tomentoso alla base soprattutto in vecchiaia.

Dimensioni mm. 60-200 x 20-50 (70).

Carne - Stesso colore lamelle. Sapore gradevole, odore intenso di mandorle amare (amigdalina/acido cianidrico).

 



Habitat 

Nasce nei boschi del clima mediterraneo, almeno lì lo cercavo io quarant'anni fa, querce, cipressi e scopai anche fitti. A quelli io avevo legato la presenza di C. geotropa. Poi in altura ho cominciato a trovarne qualcuno, sempre famiglie piccole però, in Consuma e anche all'Abetone. Faggio e abete e, siccome erano tutti funghi un po' acquattati, forse per il clima, avevo pensato a C. maxima, ma ora è chiaro che è lo stesso fungo. 
Del resto anche il Bresadola scriveva di aver trovato C. geotropa sulla strada nella zona di Metato, a Vallombrosa.
Al basso nasce dalla metà di ottobre fino a gennaio, anche se in misura a calare, come logico.
Ai miei tempi faceva anche qualche sporadica apparizione addirittura a fine febbraio/inizio marzo.
In alto già lo si può trovare a settembre ma l'ambiente è più freddo e quindi smette presto.


Osservazioni


Si tratta di un fungo gregario che può creare delle fungaie sterminate. Ai tempi d'oro ne ho vista qualcuna anche di 150 esemplari. Spettacolari grandi teorie di funghi enormi, rivoltati all'insù a imbuto, nell'erba o sul bordo del bosco, che salivano i muri a secco degli uliveti dilagando nei piani dei vari terrazzamenti. Questo era l'ambiente, a Pelago e Diacceto, sopra Pontassieve dove li trovavo. Nel 1980 poi fecero il taglio della stipa e ci fu una nascita infestante. Ne portavo a casa delle automobilate. Dopodiché pian piano l'ambiente si è rimbastardito e ammacchiato, troppo (non hanno più tagliato). Fatto sta che sono spariti e saranno ormai venti anni che ho lasciato perdere perché non se ne vedeva più uno. 
E lo stesso è accaduto in altre zone dove bazzicavo nei dintorni di Firenze, come Antella e San Casciano.
Adesso, come ho detto, ne trovo qualche esemplare, ma pochi, in montagna all'inizio dell'autunno, quando sono in cerca dei Porcini. 

È un fungo che non teme il ghiaccio e sul tardi se ne possono trovare degli esemplari colmi di acqua piovana gelata, che poi riprendono il loro ciclo non appena la temperatura torna a innalzarsi.
I gambi degli individui vetusti, ma anche i mozziconi che restano dove sono stati tagliati (sono inutilizzabili perché troppo duri e comunque porterebbero con sé molto terriccio), emettono dei peli che sembrano setole, come quelle dei suini.
A maturità purtroppo questo fungo è spesso invaso da larve di insetti e molti sono irrecuperabili.
Io lo considero il migliore in assoluto, a dispetto di chi lo trova quasi insignificante. 
Addirittura poi, ai tempi in cui iniziai a cercarli, c'erano degli autori che davano C. maxima come sgradevole, immangiabile e amenità simili. Mi piacerebbe sapere di cosa stavano parlando.
Mettetene tre o quattro esemplari nel frigo e aprite la portiera il mattino dopo. 
Vi si mozzerà il respiro in gola per l'intenso ma gradevole profumo che si sarà accumulato.
Addirittura, se ne avrete qualcuno nel paniere, già si farà sentire in macchina sulla via del ritorno.




Qualche foto:



Cimballi in zona collinare del Valdarno aretino.

Esemplare giovane con accenno di costolatura in corrispondenza del bordo delle lamelle.









Ben visibili le guttule di varia forma sui cappelli.




Qui si distinguono bene gli umboni al centro dei cappelli.

Di seguito esemplari di abetine montane, identificabili come C. maxima.





Notare la costolatura del bordo.

Sotto abete, faggio e acero montano.




Al faggio.



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Lepista nebularis, (Batsch : Fr.) Harmaja
ex Clitocybe nebularis, (Batsch : Fr.) Kummer

Nomi comuni: Agarico nebbioso, Grumato, Ordinale grigio, Nebbione



Descrizione



Cappello - Convesso, margine involuto, cuticola da grigio-argento a bruno scuro, metallizzata a tempo secco. Bordo costolato in gioventù.

Dimensioni mm. 80-180 (220).


Lamelle - Adnate o un po' decorrenti, color crema chiaro.


Gambo - Clavato, fibroso, farcito, tendente al bianco con leggere striature trasversali. Molto inserito nel substrato, incorpora micelio e fogliame semidigerito che si porta dietro quando viene colto.

Dimensioni mm. 60-90 (130) x 20-30 (40).


Carne - Bianca. Odore forte, quasi di colonia ma sgradevole. Sapore più o meno uguale.




Habitat  


Ubiquitario. Nasce dall'estate al tardo autunno in tutti gli ambienti, dove ci siano ammassi di fogliame o di legna marcescente di cui nutrirsi. Prima in montagna dove si verificano in anticipo condizioni climatiche di tipo autunnale, poi fino a dicembre anche inoltrato in collina.



Osservazioni


Si tratta di un saprofita che forma grandi famiglie di moltissimi individui. Ben conosciuto in tutta la regione, viene comunemente raccolto in molte zone. Contiene una tossina idrosolubile che in soggetti particolarmente predisposti o allergici può dare luogo a intossicazioni piuttosto antipatiche. Si parla anche di accumulo per assunzione ripetuta in date ravvicinate. Normalmente viene fatto cuocere per diversi  minuti per poi gettare l'acqua di cottura. In Casentino ho sentito dire che lo "scottano" tre volte. In ogni caso, soprattutto se si intendesse cuocerlo alla piastra, bisogna essere sicuri che sia rimasto in cottura un lasso di tempo sufficiente.
Tra l'altro, quando viene cucinato, bisogna stare attenti a non respirare i vapori che si sprigionano in quanto possono provocare in soggetti sensibili emicrania e giramenti di testa.
Comunque a mio parere ha un sapore eccessivamente acuto che alla lunga disgusta.
L'unico modo in cui mi sento di utilizzarlo è farne con individui giovani e sani dei sottoli, con aglio, pepe e alloro, naturalmente sempre dopo cottura prolungata con aceto e acqua in parti uguali.

Per chi non lo conosce bene, comunque forse è meglio astenersi dal raccoglierlo.
Anche perché questo fungo, che già è abbastanza tossico di suo, ha un sosia veramente temibile: l'Entoloma sinuatum, (Bull.) P. Kumm., ex Entoloma lividum, Quél., il fungo che i francesi chiamano "Le perfide" (Il perfido) e che può dare degli avvelenamenti gravissimi con esito in casi estremi anche mortale. 
Ne riporto prima di chiudere la scheda la descrizione con alcune foto.


Intanto qualcuna di Lepista nebularis:













Confrontare le tre foto di questo esemplare con quelle a seguire di Entoloma sinuatum.





Ed ecco le foto del "Perfido":




Entoloma sinuatum. Individui giovani.


Esemplari maturi.


Carattere distintivo. Sporata rosa (quella di Lepista nebularis è color crema).

Le lamelle con la maturazione delle spore divengono di un rosa sempre più acceso, fino al color salmone.


In gioventù invece sono gialline, come si può vedere da questa foto.



                                                        Entoloma sinuatum, (Bull.) P. Kumm.
                                                        ex Entoloma lividum, Quélet 

                                                        Nome comune:  Entoloma livido



Descrizione



Cappello - Dapprima campanulato, poi convesso e appianato, talvolta umbonato, margine involuto, lobato. Cuticola grigio chiaro fino a grigio piombo, con riflessi sericei, percorsa da fibrille radiali color argento.

Dimensioni mm. 70-150 (200).

Lamelle - Smarginate, quasi libere, un po' rade, color giallino da giovane, poi rosa in progressione fino a color salmone..


Gambo - Bianco, cilindrico, allungato, sodo, poi farcito, fibroso, ornato anch'esso da fibrille longitudinali.

Dimensioni mm. 50-120 (150) x 10-20 (30).

Carne - Bianca, soda, con forte odore farinoso, sgradevole come del resto il sapore.




Habitat


Nasce in autunno nei boschi collinari, soprattutto di querce, ma anche nelle postazioni montane di latifoglie.



Osservazioni


È un fungo che può causare gravi intossicazioni di tipo gastro-enterico.
Tanto che in pazienti di salute già compromessa da altre patologie, anche in relazione alla quantità ingerita possono avere esito infausto.
E purtroppo è facilmente confondibile con altre specie fungine aventi colorazione pileica grigiastra.
Nel caso che c'interessa con Lepista nebularis.
Come detto, si distingue dall'Ordinale per avere le spore color rosa salmone e lamelle gialline in età giovanile.
Mentre L. nebularis ha le lamelle bianche, color crema a maturazione delle spore.
Altro carattere distintivo è l'odore: nauseoso (ai miei tempi si diceva cimicioso) quello di Entoloma sinuatum, tendente al profumo di acqua di colonia, anche se con un fondo sgradevole, quello di L. nebularis.






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Lepista nuda, (Bull. : Fr.) Cooke
ex Tricholoma nudum, (Bull.) P. Kumm.
ex Rhodopaxillus nudus, (Bull. : Fr.) Maire
ex Clitocybe nuda, (Bull. : Fr.) H.E. Bigelow & A.H. Sm.


Nomi comuni: Agarico nudo, Agarico violetto, Grumato viola, Ordinale viola, Ordinalessa




Descrizione




Cappello - Dapprima convesso, poi appianato, talvolta umbonato, margine involuto. Cuticola un po' untuosa, color violetto tendente al marrone che scolorisce a maturazione.

Dimensioni mm. 70-150 (180).

Lamelle - Adnato-uncinate, fitte con lamellule, colore viola tendente al lilla e poi al marrone.


Gambo - Cilindrico, ingrossato alla base, fibroso, con le stesse tonalità di colore delle lamelle, pruinoso chiaro in alto. Il piede ingloba con il micelio molto materiale morto del substrato.

Dimensioni mm. 50-100 (120) x 10-20 (30).

Carne - Soda all'inizio, poi meno compatta, colore tendente al viola, odore e sapore gradevoli.




Habitat


Ubiquitario, dai boschi di pianura alle faggete e abetine di alta montagna. Predilige i terreni ricchi di detriti vegetali. Tipico dell'autunno. Talvolta se ne trova qualche esemplare anche a marzo-aprile.




Osservazioni


Si tratta di un saprofita che fruttifica in grandi famiglie.
Leggermente tossico, diviene commestibile con la semplice cottura. 
È facilmente confondibile con il Cortinarius violaceus, (L. : Fr.) Fries, che è dato per commestibile, e altri Cortinari aventi lo stesso colore violetto, tutti da scartare perché più o meno sospetti.
Inoltre nei luoghi erbosi dei parchi cittadini si può trovare Lepista sordida, (Schum. : Fr.) Singer, una specie di sosia in piccolo, commestibile ma di nessun valore perché poco consistente.




Qualche foto:















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Lepista inversa, (Scop. : Fr.) Patouillard
 ex Clitocybe inversa, (Scop. : Fr.) Kummer

Nome comune: Clitocibe inversa



Descrizione



Cappello - Convesso, depresso al centro e velocemente imbutiforme, margine involuto persistente. Cuticola un po' untuosa, colore da giallo-arancio ad aranciato-fulvo. Più scura al centro.

Dimensioni mm. 30-100 (120).

Lamelle - Decorrenti sul gambo, fitte, color avorio, poi tendenti a divenire più scure verso l'aranciato.

Gambo - Cilindrico, pieno, poi cavo, biancastro, poi concolore al cappello che incorpora al piede micelio e substrato.

Dimensioni mm. 30-60 x 10-15.

Carne - Biancastra, poi crema scuro, tenace ed elastica: Odore e sapore pronunciati, gradevoli.





Habitat

 

Tipico di boschi umidi, sia di collina che di montagna, forma grandi famiglie dall'estate fino al termine della stagione, sotto conifere e latifoglie.



Osservazioni



I testi lo riportano come commestibile discreto.
Io per quello che ricordo ne raccolsi un po' all'inizio delle mie avventure micologiche ma l'esame cucina dette risultati deludenti e fu archiviato subito tra le specie che è bene lasciare dove sono.
Esistono anche due Lepista simili [L. flaccida, (Sowerby) Pat. e L. gilva, (Pers. : Fr.) Roze] che vengono interpretate diversamente come entità autonome o semplici forme.




Ho trovato soltanto tre foto:










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Leucopaxillus giganteus, (Leyss. : Fr.) Singer
ex Clitocybe candida, Bres.


Nome comune: Agarico gigante 




Descrizione



Cappello - Convesso, depresso al centro e presto imbutiforne, senza umbone, margine involuto persistente, disteso a maturità, talvolta con lobature. Cuticola opaca, finemente vellutata, bianco-crema poi camoscio con guttule color ocra al margine.

Dimensioni mm. 120-300 (400).

Lamelle - Decorrenti sul gambo, fitte, color avorio, poi beige.

Gambo - Tozzo, corto, sodo, concolore al cappello.

Dimensioni mm. 35-80 x 30-50.

Carne - Biancastra, poi crema chiaro, soda ed elastica. Odore e sapore miti anche se con un fondo sgradevole.




Habitat


Praterie di montagna ma anche sotto conifere, dalla tarda estate.



Osservazioni


Forma grandi famiglie a volte di dimensioni impressionanti, sia per la grandezza dei carpofori che per il numero degli stessi.
La mia esperienza di questo fungo risale a molti anni fa.
Da allora ero rimasto al binomio Clitocybe candida.
Poi è arrivato il nome di Leucopaxillus giganteus ed altri mutevoli a seconda delle convenienze e ambizioni micologiche.
Adesso scopro (sono andato a rivedere un po' di letteratura al riguardo) che ci sono anche una Clitocybe gigantea e un Leucopaxillus candidus (da Clitocybe candida, è chiaro, per loro), che si differenzierebbe da L. giganteus per essere più bianco (avranno usato un detersivo), per le dimensioni un po' ridotte e qualche particolare microscopico.
A me sembra che ci prendano per i fondelli, ma forse sono soltanto un bastian contrario.
Comunque per me rimane Clitocybe candida = Leucopaxillus giganteus.
Dal punto di vista gastronomico ho avuto modo molti anni fa di mangiarlo diverse volte e non l'ho trovato un granché. 
Anche se di sapore gradevole ha poi un retrogusto che ricorda quello di Lepista nebularis.
E poi ha il viziaccio irritante di essere quasi sempre bacato, anche in età giovanile.
Solo poche volte, quando lo raccoglievo, ne ho trovati degli esemplari esenti da parassiti, quasi mai tra quelli nati nel paleo.
Ma forse dipende dall'andamento stagionale.


Ecco qualche foto:



Esemplari giovani.






Enormi.












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E con questo ho finito.




Un cordiale saluto a tutti!