sabato 11 aprile 2020

Repetita(?) juvant 4 - Ovolo e alcune Amanite (tossiche).



Buongiorno a tutti!

Eccomi qua.

Nonostante quello che avevo detto al termine del Post precedente, in questi giorni di clausura mi sono imbarcato nell'impresa di buttar giù, come mi era stato suggerito nel corso dei Commenti della settimana passata, una nuova scheda con alcune specie del genere Amanita di grande interesse, nel bene e nel male, per i cercatori di funghi.

Frugando tra le foto degli scorsi anni, sono riuscito a ripescare una quantità sufficiente di immagini per trattare la materia in maniera adeguata e così eccomi qui a parlare, ma non solo, dell'


Ovolo
Amanita caesarea, (Scop. : Fr.) Pers.

Altri nomi: Boleto, Cocco, Cucco, Fungo reale, Ovulo


Descrizione



Cappello: Da emisferico a convesso, spianato quando aperto, margine con marcata striatura.
Cuticola color rosso-aranciato brillante, quasi metallizzata, che poi a maturazione tende ad assumere una colorazione più chiara (giallo-arancio), sovente con qualche lembo residuo del velo generale.

Dimensioni mm. 70-180 (250).

Lamelle: Libere, fitte, intercalate da lamellule, color giallo-cromo.



Gambo: Stesso colore giallo delle lamelle, spesso decorato a zig-zag con colorazione più intensa, sezione centrale bianca soprattutto in basso, quasi fosse farcito. Anello giallo pure lui, pendulo, striato, persistente.

Dimensioni mm. 60-180 (200) x 10-20 (30).



Volva: Bianca, membranacea, larga, rastremata a forma di cono rovesciato. Tendente a formare areole nella parte superiore, per poi aprirsi e lasciar uscire il cappello sul quale possono rimanere dei lembi.



Carne: Bianca ma giallo-cromo subito sotto la cuticola e nella parte esterna della sezione del gambo. Odore e sapore tenui, gradevoli.





Habitat


Si tratta di un fungo che ama le zone a clima caldo e secco. Nasce sotto castagni e querce di varie specie, verso il mare a partire dalla metà di maggio, fino a novembre inoltrato, se la stagione lo permette. Un tempo abbondava nei boschi di collina e media montagna (fino ai 1.000 m.) ma poi in seguito all’abbandono degli stessi il suo areale di crescita si è ridotto alle zone prettamente mediterranee e ai castagneti da frutto ancora coltivati. Predilige i querceti, le zone aperte, i tagliati, le zone in cui il terreno non è eccessivamente coperto da arbusti o detriti.   






Note


È un fungo che ha lo stesso periodo di nascita dei Porcini e che viene raccolto dai cercatori un po’ in tutto il territorio della regione, ma soprattutto nella parte Sud, senese, Maremma e dintorni, fino ai boschi della costa grossetana.

Un tempo era molto più diffuso ma in molte zone è sparito a causa dell’abbandono della silvicoltura. Io feci il mio primo incontro con questo fungo negli anni ’50 a Pavana Pistoiese al confine con l’Emilia. Ce ne nascevano moltissimi. Le ultime volte che ci sono andato, nei primi anni ’70, avevano smesso di pulire i castagneti ed era praticamente estinto.

Per me è in assoluto il più bello dei funghi, quando giovane e integro. 
Spesso però è attaccato da una muffa (Mycogone rosea, Link) che lo rende molliccio e pesante, imperlato di gocce di fluido acquoso che in breve lo fa marcire del tutto.

Quanto alla commestibilità, è un ottimo fungo che però io non apprezzo molto.
L’unico modo in cui lo gradisco è servito crudo, tagliato a fettine e condito con olio, sale e limone. 
De gustibus…
E difatti, come suggerisce il nome, si tratta di un fungo che duemila anni fa era considerato degno dei Cesari, gli imperatori romani, e che servì almeno una volta ad eliminarne uno (Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, 54 d.C., avvelenato dalla moglie Agrippina per fargli succedere il proprio figlio Nerone, ancora ragazzo, per cui fu lei ad assumere la guida dell'impero
) mediante la somministrazione di un “sosia” mortale, l’Amanita phalloides. 
Ho messo le virgolette a sosia perché in effetti si tratta di due funghi totalmente diversi per colorazione (A. caesarea rosso-arancio, A. phalloides verde o beige, talvolta bianca). Però, quando il piatto viene presentato già cotto, chi li distingue più? Fu così che Nerone poté poi bruciare Roma, grazie anche alla “scienza” della fattucchiera che preparò l’intingolo (Locusta, un nome che è tutto un programma) per l’aspirante vedova (e imperatrice), che però il figlio cinque anni dopo fece eliminare brutalmente. Tanto perché fosse chiaro il suo pensiero.

Di seguito presento anche le schede di A. phalloides, A. muscaria e, ormai che ci sono, di A. pantherina. Le prime due in quanto possibili fonti di equivoco e di avvelenamenti più (A. phalloides) o meno (A. muscaria) gravi; la terza perché responsabile in forma più severa dello stesso tipo di sindrome (denominata panterinica) a carico del sistema nervoso centrale causata da A. muscaria.

Dico subito che, a parte la colorazione da adulti, A. caesarea e A. phalloides allo stadio giovanile (cioè con la volva ancora chiusa) si differenziano perché il primo presenta la parte rastremata del carpoforo rivolta in basso, inserita nel terreno, mentre il fungo velenoso ha la parte più appuntita rivolta in alto. 
Se poi si seziona in verticale l’”ovolo”, A. caesarea mostra il sottile arco della cuticola di colore giallo, particolare che invece in A. phalloides è verdognolo o incolore.

Da parte sua, A. muscaria, nasce in ambienti diversi (in montagna) dall’Ovolo, che è di zone più basse anche se poi i punti di contatto e co-presenza non mancano. Comunque la tossicità di A. muscaria è piuttosto ridotta. Si potrebbe quasi dire che è più un allucinogeno che un fungo velenoso. Tanto è vero che stregoni e sciamani di alcune popolazioni della Siberia (ma non solo) dopo opportuno trattamento lo ingerivano per avere le loro "visioni profetiche". 

Una curiosità. 
I Romani chiamavano A. caesarea "Boletus"; sì, proprio come chiamiamo noi oggi il genere a cui appartiene il Porcino, che loro invece chiamavano "Suillus", cioè porcello.
E così oggi in alcune regioni del Centro Italia gli Ovoli vengono ancora chiamati Boleti.

Chiudo ripetendo che A. cesarea è tipico delle zone temperate a latifoglie (senese, Maremma, ma non solo), sotto castagni (meno, per l’abbandono di molti boschi), querceti, molto nei tagliati e sotto scopa (Erica scoparia/arborea), che poi è uno degli arbusti più frequenti dell'ambiente collinare. 
Con particolare predilezione per i luoghi in cui la vegetazione del sottobosco è rarefatta e lascia entrare molta luce solare, per le zone colpite da incendi o in cui sono stati fatti lavori forestali o anche il semplice taglio del sottobosco nei castagneti da frutto.

La raccolta è consentita per esemplari di cui devono essere visibili le lamelle, nella solita misura massima complessiva di 3 kg.


Ed ora un po' di foto:




Appena affacciato nell'humus.

Notare le areolature che precedono l'apertura della volva.

L'erosione della lumaca ha portato allo scoperto la colorazione pileica giallo-arancio.
L'altro esemplare più piccolo lascia già trasparire lo stesso colore nella parte centrale.

Inizia la schiusa.





Quasi completamente sbocciato. Notare la volva a forma di cono rovesciato.


Bellissimo. Notare la granulosità della cuticola in fase espansiva.


Tre "punte" verso il basso.






Negli esemplari maturi la colorazione del cappello tende un po' a sbiadire.





Danni iniziali da Mycogone rosea.

Qui in stadio più avanzato.

Enorme, più di 25 cm. e oltre il mezzo chilo.









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Amanita phalloides, (Vaill. ex Fr. : Fr.) Link  
Nomi volgari: Angelo della morte, Tignosa verdognola


Descrizione



Cappello: Da emisferico a convesso, in gioventù spesso un po' appuntito, spianato quando aperto, cuticola da bianca a beige e verde con sottili fibrille radiali che la fanno sembrare metallizzata. Talvolta con qualche lembo residuo del velo generale.

Dimensioni mm. 70-130 (180). 



Lamelle: Libere, larghe, fitte e sottili, bianche.



Gambo: Bianco. Spesso decorato da bande zig-zag di colore leggermente più scuro. Tende a rastremarsi verso l'alto. Farcito e bulboso alla base. Anello a gonnellino, bianco.

Dimensioni mm. 70-130 (150) x 10-20 (25).



Volva: Bianca, membranacea, più larga e arrotondata in basso.



Carne: Bianca, con sfumatura più o meno verdolina sotto la cuticola. Odore un po' sgradevole che tende ad accentuarsi a maturazione.




Habitat


Nasce sotto castagni, querce di varie specie, conifere ed altre essenze a partire dall'estate fino a novembre inoltrato. Molto diffuso in ambiente mediterraneo. Personalmente non ho grande esperienza di quanto nasca in montagna. Talvolta ne ho visto qualche piccolo gruppo sia nei faggi che negli abeti ma certamente non in grande quantità come lo si può incontrare in ambiente mediterraneo.


Note


È il fungo responsabile della maggior parte degli avvelenamenti con esito gravissimo, spesso mortale. Talvolta viene confuso con Prataioli o Russule varie aventi le stesse colorazioni pileiche.
Per quello che ci interessa ora, e cioè la confusione con A. caesarea, l'errore diviene possibile se si raccolgono Ovoli ancora avvolti nel velo generale, cioè chiusi. E difatti è vietato.
Come detto, A. caesarea ha la parte tondeggiante sopra e la parte più ristretta rivolta in basso.
Il contrario avviene invece per A. phalloides che spesso nasce con il cappello appuntito e quindi ha la parte più larga a contatto con il terreno.
Inoltre, alla sezione verticale, A. caesarea presenta in alto il sottile arco aranciato della cuticola mentre in A. phalloides questo arco è verde o più chiaro tendente al bianco (sia nella specie tipo che nella forma bianca, perché ne esiste anche una forma bianca, A. phalloides, var. alba, Costantin & L.M. Dufour).
Inoltre A. phalloides è il capobanda
di una triade velenosissima con Amanita verna, (Bull. : Fr.) Lam. ed Amanita virosa, Bertill., che però qua da noi sono fortunatamente poco diffusi.
A. virosa è proprio delle foreste montane di abete rosso a partire dall'estate e non credo di averlo mai visto.
Invece A. verna lo trovo qualche volta negli ambienti misti di castagno di media montagna a maggio/giugno. Praticamente è una replica un po' più piccola di A. phalloides ma di colore completamente bianco e che può essere facilmente confusa con i Prataioli che però hanno le lamelle rosa e niente volva. Ci sono anche altri caratteri che lo differenziano ma ad un colpo d'occhio grossolano sono questi quelli più facilmente osservabili. 
Quindi, se trovate in tarda primavera, dei funghi totalmente bianchi che ripetono la forma di A. caesarea e/o di A. phalloides con la presenza contemporanea di anello e volva, ripeto tutte e due insieme anello e volva (i Prataioli, ribadisco, la volva non l'hanno e proprio per questo andrebbero raccolti interi senza tagliare il gambo, come invece molti fanno), probabilmente siete in presenza di un'Amanita verna. 
E lasciatela perdere, è meglio.
Difatti bastano poco più di 50 grammi di questi funghi per uccidere un uomo di sana e robusta costituzione. 
La loro alta letalità sta anche nel fatto che i primi sintomi dell'avvelenamento appaiono con 12/24 e più ore di ritardo, quando gli organi bersaglio (soprattutto il fegato, che va in necrosi come nelle cirrosi fulminanti) delle tossine entrate in circolo (amanitine e falloidine) sono stati ormai irrimediabilmente compromessi.
Se l'avvelenamento si manifesta entro le 8 ore dall'assunzione del fungo, si può intervenire con la somministrazione di dosi massicce di penicillina o di altre sostanze aventi la funzione di bloccare l'aggressione delle tossine ai danni della cellula epatica. Però quasi sempre chi si salva deve sottoporsi permanentemente a dialisi o, quando possibile, a trapianto di fegato.
Altrimenti dopo i primi sintomi, il soggetto ha un momentaneo miglioramento, ma poi si aggrava e nel giro di due o tre giorni muore tra atroci sofferenze.
Come ho già scritto, nella sezione dell'Ovolo, Agrippina quasi duemila anni fa utilizzò A. phalloides per far fuori il marito, l'imperatore Claudio, ed aprire la successione al figlio minorenne Nerone, prendendo così lei il potere. 
Finché cinque anni dopo il figlio le restituì il favore, definitivamente.
Proprio della brava gente, viene da dire!
Come la Phalloides, che più che un fungo pare una belva.


Qualche foto:











Carpoforo di colorazione giallo-verdognola.

Esemplare chiaro in apertura. Notare il cappello appuntito.

Da sopra.

Tolto dal terreno. Sedere tondo e capoccia appuntita.

A. caesarea a confronto. Sedere appuntito e capoccia tonda.

Erosioni di lumache. Sembra che fino a un certo punto ne possano mangiare senza danni.
Oppure non fanno in tempo a raccontarlo?



Gruppetto in ambiente di querce.




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Amanita muscaria, (L. : Fr.) Lam.  
Nomi volgari: Ovolo malefico, Piscialletto





Descrizione



Cappello: Da emisferico a convesso, spianato quando aperto, depresso a maturità, margine appena striato, cuticola color rosso acceso, decorata da fitte verruche piramidali bianche disposte concentricamente.

Dimensioni mm. 100-180 (250). 



Lamelle: Bianche, libere, fitte, ventricose.

Gambo: Bianco, cilindrico, attenuato in alto, bulboso, duro e fibroso, ornato da leggere squame. A maturazione diviene cavo.

Dimensioni mm. 60-180 (200) x 10-20 (30).



Volva: Bianca, friabile, formata da fasce concentriche di verruche.



Carne: Bianca, odore e sapore tenui.




Habitat


Fungo gregario, tipico delle foreste montane di abeti, faggi e castagni, ma presente anche in zone collinari laddove vi siano le condizioni favorevoli alla sua nascita.
Fa la sua comparsa insieme a Boletus edulis ed è uno degli ultimi funghi ancora presenti quando la stagione volge al termine.



Note

Tipico fungo delle fiabe con le fate e gli gnomi. Forse il più decorativo in assoluto. 
Nasce in grandi famiglie che possono contare decine di esemplari.
Si distingue da A. caesarea per la presenza di verruche bianche piuttosto fitte e rilevate sul cappello rosso (più marcato di quello dell'Ovolo) e per l'anello e gambo bianchi anzichè gialli.
Quando è ancora chiuso ad uovo ha forma ben diversa da quella arrotondata del suo confratello, mantenendo una specie di cercine a dividere la zona superiore, quella da cui si formerà il cappello, dal bulbo della volva da cui si allungherà il gambo.
Una specie di trottola bianca, insomma, coperta di verruche. 
Come avevo cominciato a scrivere prima, dà luogo a sindromi di tipo panterinico ma meno gravi di quelle indotte da A. pantherina, la cui scheda chiude questa breve rassegna ed a cui rimando per una breve descrizione degli effetti della sindrome stessa. 
Più che altro A. muscaria sembra essere un discreto allucinogeno e gli sciamani di varie popolazioni della Siberia ne facevano uso per avere visioni e fare vaticini in occasione delle cerimonie tribali.
Inoltre sembra che la sua tossicità possa dipendere anche dalle latitudini (forse la composizione del terreno o l'evoluzione in certe zone delle popolazioni di A. muscaria).
Leggo che sul Lago di Garda, questo fungo viene raccolto e mangiato, dopo averlo sottoposto ad un trattamento che lo rende commestibile
David Arora, micologo statunitense, riferiva sul Bollettino del Gruppo Micologico G.Bresadola Trento (anno XLIII n. 2/2000 - Numero monografico Genere Amanita, pagg. 38-40) che, nella Prefettura di Nagano nella zona centrale del Giappone, A. muscaria viene comunemente raccolta e mangiata dopo bollitura di cinque minuti e scarto dell'acqua di cottura. 
Non solo, sembra che stesso trattamento riservino anche ad A. pantherina (i principi tossici sarebbero idrosolubili).
Arora era andato nei boschi vicino alla città di Ueda per prendere Boletus edulis, diffusissimo sotto betulle ma che nessuno raccoglieva, e si era sentito canzonare da due cercatori locali che avevano tre borse di A. muscaria. 
Loro i Porcini li prendevano a pedate perché li infastidivano; se li trovavano sempre tra i piedi!
Questo l'ho potuto constatare anch'io una ventina di anni fa a Sapporo l'unica volta che ci capitai nella stagione adatta. Allo Stadio Olimpico del 1972, nelle aiuole spartitraffico con betulle e abeti rossi, c'erano Boletus edulis di tutte le taglie, pestati o buttati all'aria. Addirittura ne trovammo uno grosso schiacciato con sopra impressa l'impronta dello pneumatico di una bicicletta. 
Adesso però, con il proliferare dei Gruppi micologici e il diffondersi delle conoscenze, i Porcini li prendono anche nel Paese del Sol Levante.
Comunque, tornando ad A. muscaria, è meglio non correre rischi.
Non credo sia il caso di inventare sistemi per mangiare un fungo (nell'articolo succitato Arora diceva che già venti anni fa A. muscaria era di consumo abbastanza frequente pure in California!) che può dare dei disturbi piuttosto sgradevoli, quando ce ne sarebbero tantissimi altri sicuramente commestibili che non vengono raccolti.
Certo che nel 2019 i giapponesi di Nagano qua da noi avrebbero fatto festa!
Personalmente tra Vallombrosa ed Abetone ho visto parecchie tonnellate di Muscaria, con esemplari colossali che dovevano pesare anche parecchi etti.

Prima di chiudere vorrei fare alcune puntualizzazioni sulla possibilità di confusione con A. caesarea. Esiste anche una forma di A. muscaria un po' più piccola (A. muscaria var. aureola, Kalchbrenner), che non ha verruche sul cappello e la cui cuticola è di un colore più aranciato delle specie tipo, in pratica lo stesso di A. caesarea. Comunque tutti i particolari inferiori del carpoforo (lamelle, anello e gambo) rimangono bianchi e quindi è facilmente distinguibile dall'Ovolo.
Inoltre è da tenere presente che con tempo piovoso A. muscaria può essere dilavato dalla pioggia battente e perdere le verruche del cappello. Però nella parte inferiore rimane bianco. 
Solo a maturità lamelle e gambo possono assumere un colore giallognolo dovuto all'inizio della decomposizione. 
Quindi, attenzione, se trovate un "Ovolo" a 1.300 metri negli abeti o nei faggi, non può essere una Caesarea. E si corre pure il rischio di beccarsi una doppia intossicazione, per sindrome neurotossica panterinica e assunzione di alimenti avariati.

Dimenticavo di dire che l'appellativo di Muscaria deriva dall'uso che, si racconta, ne veniva fatto in passato per eliminare lo svolazzare molesto delle mosche.
Il fungo, immerso in una ciotola di latte, avvelenava il liquido e così gli insetti che andavano a suggerlo ci cadevano dentro storditi e annegavano!


Concludendo, un gran bel fungo ma da trattare con prudenza e comunque da lasciare indisturbato al suo posto nel bosco.


Poche foto, tanto lo conosciamo tutti molto bene:




Notare la volva suddivisa in linee di verruche bianche e rilevate.







     

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Amanita pantherina, (DC. : Fr.) Krombh.  
Nomi volgari: Tignosa bruna, Tignosa rigata


Descrizione



Cappello: Da emisferico a convesso, spianato quando aperto, talora depresso a maturità, margine striato, cuticola color beige-bruno-marrone, decorata da piccole verruche farinose bianche, talvolta fitte e disposte circolarmente.

Dimensioni mm. 100-180 (250). 



Lamelle: Bianche, libere o appena smarginate, fitte, un po' ventricose



Gambo: Bianco, cilindrico, attenuato in alto, bulboso, duro e fibroso, glabro, a maturazione diviene cavo.

Dimensioni mm. 80-120 (150) x 10-20 (25).



Volva: Bianca, aderente ma che tende a dissociarsi in anelli.



Carne: Bianca, odore e sapore un po' sgradevoli.




Habitat


Fungo gregario, piuttosto diffuso, che talvolta forma famiglie numerose anche se poco appariscenti, tipico delle foreste montane e collinari, sia di conifere che di latifoglie.
Fa anch'esso la sua comparsa insieme ai Porcini, con l'inizio dell'estate e permane fino ai primi freddi.



Note



È un fungo tossico che può dar luogo ad avvelenamenti piuttosto gravi (sindrome panterinica), che in soggetti defedati da altre patologie possono anche avere esito letale. 
Per questo accanto al binomio linneano ho messo il simbolo di grave pericolo.
La sintomatologia si manifesta nel giro di 3 ore. Nei casi meno gravi con nausea, vomito e diarrea. Sintomi che di norma sono assenti in quelli più gravi che presentano invece stato comatoso e forti disturbi psicomotori. La parte acuta dell'intossicazione si risolve nel giro di poche ore, massimo mezza giornata, se non ci sono complicanze.

Ne esiste una forma particolare, A. pantherina var. abietum, (E.-J. Gilbert) Neville & Poumarat, che nasce nelle foreste montane, più massiccia della specie tipo, senza striature al margine e con la cuticola di colore più scuro.

A, pantherina è spesso associato ai Porcini di cui è una "spia" abbastanza attendibile.
Almeno io lo trovo molto più affidabile di A. muscaria, che al Nord chiamano Segnabrise e nasce sì nell'ambiente dell'Edulis ma è talmente diffuso e sgargiante che non ci si capisce più niente.
Invece A. pantherina è meno invasivo, non foss'altro per il colore più sobrio e la taglia ridotta. 
Così guardando con attenzione nelle vicinanze talvolta si possono trovare anche i Porcini.
E forse l'importante è proprio avere qualcosa su cui appuntare la propria attenzione, senza che sia talmente soverchiante da far perdere la concentrazione.


Ecco le poche foto in mio possesso:







Sotto la pioggia.

                               









Boletus aereus + Amanita pantherina.

Boletus aestivalis




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Credo sia tutto, più o meno.

Comunque se ci sono domande io sono qua.





Un cordiale saluto a tutti!









 

31 commenti:

steve ha detto...

Ciao Angiolo ho visto la quarta puntata sono le amanite più conosciute non ho letto tutto ma le foto con le tue didascalie sono spettacolari. Vi saluto cordialmente e ci sentiamo quando ho letto le schede

Anonimo ha detto...

GRANDIOSO!!!!!
Schede sopra ogni aspettativa e foto stupende. Mi limito a confermare i tuoi stessi gusti nella degustazione degli ovoli.
Che dirti...grazie... e un caro saluto a tutti.
Cordialmente
Gigino

Angiolo ha detto...

Buongiorno Gigino!

Ti ringrazio.
Ti dirò che invece io non sono molto soddisfatto.
Ci ho voluto infilare troppi discorsi ed è venuto fuori un "composto" parecchio ingarbugliato.
Comunque ormai è andata così e così rimane.
Non ho voglia di rimetterci mano.

Un cordiale saluto.

Angiolo

Unknown ha detto...

Buongiorno Angiolo,
la scheda e' veramente notevole,ti faccio nuovamente i miei complimenti.
Quanto all'abbondanza dei discorsi a cui fai riferimento,e' vero,ma basta che ciascuno di noi tragga per se' quello che piu' interessa sapere.
Dal canto mio ho apprezzato molto sia il cenno storico sul famoso avvelenamento dell'Imperatore Claudio da parte di sua moglie Agrippina,che mi riporta a lontane memorie di Liceo,sia la descrizione molto accurata delle differenze fra A. Caesarea e A. Phalloides allo stadio di ovulo ancora chiuso.
Puo' risultare veramente molto utile.
Per quanto mi riguarda gli Ovuli io li raccolgo solo quando " si vede l'arancione" come mi hanno insegnato,ma la differenza fra avere la punta del cono nel terreno ( Caesarea ),e in alto (Phalloides ),proprio non la conoscevo.
Quindi ti ringrazio e ti faccio i miei migliori saluti e buon fine settimana ( che purtroppo non sara' molto diverso dagli altri giorni ).
Stefano

Angiolo ha detto...

Ciao Stefano!

Ti ringrazio.
Per quanto concerne la distinzione tra il fungo buono e quello velenoso allo stato di "ovolo", è un classico.
Solo che io ho parlato di "cono" ma più che altro si tratta di una forma approssimativa e non è proprio tassativa.
Però dà un'idea e questo dovrebbe mettere un eventuale raccoglitore già sull'avviso.
Poi ci sta tutto.
Comunque gli Ovoli non dovrebbero essere raccolti quando sono chiusi, anche se talvolta sono enormi e dispiace lasciarli.
Per quanto concerne il fine settimana, contraccambio il "buon" ma qui di "buono" mi sembra che ci sia ben poco.
Ancora non ho capito se io potrò mai tornare nel bosco.
Staremo a vedere.

Un cordiale saluto.

Angiolo

massimo ha detto...

Ciao Angiolo,
altro ottimo lavoro, mi fermo quì, altrimenti mi ripeterei nei complimenti, anche io come Stefano non conoscevo quella differenza conica fra la caesarea e la phalloides e ovviamente ho molto apprezzato, e ne terrò conto per il futuro, anche se sono daccordo con te che non bisognerebbe prenderli quando sono chiusi, io quando mi capita gli metto qualche giorno in un recipiente con un pò di acqua per farli schiudere, e aprirsi, ma non sempre funziona.
Comunque ancora grazie a presto
massimo

Angiolo ha detto...

Buona sera Massimo,

grazie.
Niente di particolare, del resto è una notazione che si può trovare su qualsiasi testo un po' per bene di micologia.
Anch'io quand'ero ragazzo mi divertivo a metterli in un bicchiere d'acqua e in effetti si aprivano.
Del resto accade anche se li lasci appoggiati su un tavolo.
Solo, che essendo distesi, fanno perno sulla parte più larga e il cappello esce formando una curva sempre più stretta.
Scherzi della natura.

Un cordiale saluto.

Angiolo

Anonimo ha detto...

Emanuele
Ciao angiolo e grazie per la nuove scheda dai regalaci anche gli ordinali...
Certo il cucco e veramente fotogenico e la la panterina la uso anche io come spia veramente attendibile dei porcini

Un caro saluto dalla quarantena a settimane alterne, nel senso una settimana lavoro e una sto a casa, la prossima sto a casa e dovrò imbiancare la sala

Ps. Ho una voglia di sgambettare per i boschi incredibile

steve ha detto...

Ciao Angiolo letto e sottoscritto notizie esaustive soprattutto x spiegare le differenze tra le varie amanite (Verna virosa areola). Grazie . Torneremo a riveder i boschi. Un saluto a te tomoko e il peloso e x tutti i lettori

Angiolo ha detto...

Ciao Steve!

Ti ringrazio.
E, visto che ci siamo, mi potresti fare una cortesia?
Puoi guardare se la quarta foto dell'Ovolo (quella con la didascalia "inizio della schiusa.") è visibile?
Io non la vedo più, mi presenta un segnale tipo quello stradale del divieto di accesso.
Te lo chiedo perché nella scheda dei Porcini mi ha fatto un macello, questo serpente di Blog.
Se continua così, bisogna che lo chiuda e lo riapra da un'altra parte.

Ti ringrazio in anticipo.

Angiolo

Angiolo ha detto...

Bene Emanuele!

Almeno così ti rendi utile e non danneggi l'ambiente.
Quando hai finito, se vuoi, ho da rimbiancare un po' anch'io.
Naturalmente scherzo.

Per gli Ordinali purtroppo mi mancano le foto.
Ne ho pochissime e di qualche specie mi mancano proprio.

Un cordiale saluto da tutti noi.

Angiolo

massimo ha detto...

Ciao Angiolo,
ho letto che domandavi se le foto si vedono, io vedo tutto sia la quarta dell'ovolo sia tutti i porcini.


salutone a tutti
massimo

Angiolo ha detto...

Ciao Massimo!

Ti ringrazio.
Però dipende dall'ora in cui hai guardato.
Perché io verso le 17, forse qualcosa più, ho rotto gli indugi ed ho rimpiazzato tutte le foto che ricordavo di aver messo (diverse però le ho dimenticate).
Dopodichè, soprattutto per gli Estatini ma anche per gli altri Porcini, ho aggiunto una barcata di foto nuove ed ho apposto un Addenda.

Comunque grazie e un cordiale saluto.

Angiolo

MarcoG ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
steve ha detto...

Angiolo buongiorno ho letto ora il messaggio scusa il ritardo nel rispondere, in effetti la foto mancava e c'era il segnale di divieto. Ciao

Angiolo ha detto...

Ciao Steve!

Fa niente, grazie comunque.
Più tardi ne aveva bloccata anche una delle ultime della Falloide.
Comunque ieri ho sistemato tutto ed anzi ho pubblicato anche delle altre foto.
Staremo a vedere.

Buona giornata.

Angiolo

Angiolo ha detto...

Buongiorno MarcoG!

Troppo gentile, ti ringrazio.
Quanto alla Pantherina, è fedelissima tranne il particolare che nasce anche in posti parecchio fradici dove i Porcini non allignano.
Comunque ieri, nel rovistare per riparare i danni delle bizze del Blog, ho ritrovato anche un paio di vecchie foto del connubio tra la nostra Amanita e Boletus aereus ed aestivalis e le ho pubblicate in calce alla scheda della Pantherina.
Quella che ricordi è proprio l'annata 2012 ed anche in Maremma gli Aereus e gli Aestivalis erano spesso accanto a lei (anche gli Ovoli per la verità).
Ma c'era una gran nascita di tutto, per cui...

Un cordiale saluto.

Angiolo

MarcoG ha detto...

Ciao Angiolo, lo riscrivo perché il mio commento precedente poteva dare luogo ad equivoci sulla tossicità di panterina. Mai dire mai.

Eccolo rivisto...

Innanzitutto devo fare ammenda per la lunghissima assenza da questo angolo di paradiso. Paradiso per noi che abbiamo la tara, credo che abbiate inteso.
I complimenti per le schede sono superflui, come sempre dimostri un bell'acume ed una capacità espressiva fuori dal comune che unita alla giusta dose di colore fa uscire dalla tua penna queste piccole meraviglie. In due parole è davvero un piacere leggere i tuoi brevi racconti. Due Cornacchie e una Poiana, per esempio, è un piccolo gioiellino.

Tornando ai nostri amici abitanti del bosco, o meglio del sottobosco, non posso che convenire sulla qualità indicativa della nascita dei porcini di Panterina(tossico). Ricordo in particolare la fruttificazione smodata di un annata tutto sommato recente, forse 2012, ma potrei sbagliarmi, in cui le vedevo seminate ovunque. Con loro, ovviamente, tantissimi Edulis che spuntavano dal nulla con una forza dirompente.

Felice di rivederti all'opera ed in forma per l'ennesima la stagione a venire.
Un caro saluto, Marco.

MarcoG ha detto...

A riguardo dell'amanita muscaria ho invece delle esperienze un po' controverse. A mio avviso è un fungo che spesso condivide lo stesso ambiente di nascita dell'edulis, ma con tempi e temperature diverse. Molto spesso la "botta" iniziale dei porcini avviene le anticipa e quando si vedono le amanite per i boleti è già tardi. A volte invece nascono solo loro, in particolare nei versanti freddi dove l'edulis soffre l'insufficiente temperatura del terreno in profondità per produrre una nascita vigorosa. Infine c'è per l'appunto l'esperienza controversa, ossia quando nascono in modo contemporaneo. Avviene, io credo, quando il micelio dell'edulis produce più nascite in sequenza dettate dalle piogge multiple dei giorni precedenti. Mi son fatto quest'idea, ma tant'è... non posso dare un giudizio seriamente obiettivo.

Angiolo ha detto...

Ciao MarcoG!

Normalmente quando c'è una forte nascita di Edulis nasce anche la Muscaria.
Vero invece che talvolta c'è la seconda ma non il primo e anche secondo me dipende dalla temperatura.
Ma anche dal fatto che il terreno possa essersi asciugato un po' troppo.
Comunque con la nascita del Bastardo io mi aspetto di trovare sempre traccia nell'ambiente anche della Muscaria.
Poi un'altra osservazione.
Hai notato che quando ci sono loro due nelle immediate vicinanze c'è sempre (o quasi) il Chalciporus piperatus?
Anche quella è una "spia", come del resto il più noto Clitopilus prunulus.
Per questo secondo me è utile avere qualcosa su cui appuntare la propria attenzione ma nello stesso tempo senza escludere altre possibili opzioni.
Perché poi può darsi che le spie siano rimaste e che i Porcini li abbia portati via qualcuno transitato prima di noi.

Un cordiale saluto.

Angiolo

MarcoG ha detto...

Onestamente non ho mai dato molto peso alla nascita di questo fungo, che fra l'altro tendo a confondere con il genere xeromocus per la scarsa attenzione. Vedrò di seguirlo meglio, giusto per curiosità micologica. Grazie per l'indicazione. Effettivamente a volte se ne vedono a frotte in abetia. Sul prunulus ho invece pochi dubbi, la sua comparsa anticipa di qualche giorno la prima nascita. Poi, a seguire, quando tutto è già in mossa perde un po' di valore.

mario ha detto...

Ciao Angiolo.
Ti faccio i miei complimenti per queste schede, cosi' Ben fatte e 'colorite' grazie Ai tuoi appunti personali, storici, culinari e non solo.
Schede ottimamente arricchite da foto eccelse!
Sono davvero Un piacere da leggere!
Ciao.
Mario (Prato)

Anonimo ha detto...

Buonasera Angiolo,
apprendo con piacere le notizie sul Chalciporus piperatus, da qui innanzi mi aiuterà senz'altro nella ricerca.... come diceva un antesignano maestro delle lezioni "on line" dei mie tempi << non è mai troppo tardi per imparare >>.
A proposito della muscaria ti posso confermare che lo scorso autunno su alcune coste molte alte del pistoiese ne ho trovate esemplari enormi e di rara bellezza che sembravano quasi corazzieri a difesa di cospicue buttate di porcini di altrettanto bellezza e grossezza.
E' arrivata la prima pioggerellina dell'anno....sembra che a maggio si potrà ripartire anche se con andamento lento...staremo a vedere.
Per il momento un caro saluto a tutti.
Cordialmente Gigino.

Angiolo ha detto...

Buongiorno Mario!

Ti ringrazio.
Mi sono divertito anch'io, ma cominciano ad essere troppo impegnative.
Ora sto preparando quella degli Ordinali, come aveva richiesto Emanuele, ma poi credo proprio che smetterò.
Troppa fatica e non ho più le spalle di una volta.
E poi gli altri funghi non mi affascinano più di tanto.

Un cordiale saluto.

Angiolo

Anonimo ha detto...

Complimenti Angiolo, soprattutto per le foto...mi accodo alla discussione edulis/muscaria. Io ho notato esattamente quello che ha scritto MarcoG, e le spiegazioni che mi sono dato sono le stesse. Nelle mie zone (Casentino, ma l'ho notato anche sulle Alpi), la prima buttata di edulis anticipa sempre di qualche giorno quella della muscaria. Quando ci sono tante muscaria, la prima sfiorita di edulis è finita/sta finendo, il che non significa che non ce ne possa essere un'altra.
E confermo anche la tua teoria sul C.piperatus, altra spia, anche se la considero delle tre la meno affidabile, mentre il C.prunulus è quasi una sentenza. Se il porcino non c'è, te l'hanno raccolto...
Ale

Angiolo ha detto...

Ciao Gigino!

Sì, Chalciporus piperatus è un fedele compagno di Boletus edulis, Amanita muscaria e anche di Boletus erythropus.
Dove c'è lui c'è almeno uno degli altri tre.
Quanto alla "reconquista", speriamo ma io non la vedo così immediata.
E ti assicuro che non avrei alcunché in contrario.

Un cordiale saluto.

Angiolo

Angiolo ha detto...

Ciao Ale!

d'accordo con te.
Ma la mia convinzione è, e mi pare di averlo fatto trasparire nei recenti Commenti, che, quando sei nell'ambiente adatto, la cosa più importante è avere una regola da seguire.
Foss'anche l'individuazione di radici di abete affioranti o di sassi muschiosi.

Un cordiale saluto.

Angiolo

Unknown ha detto...

Federico Arezzo
Ciao angiolo rinnovo gli oramai scontati complimenti per queste superbe schede didattiche e sarei felicissimo se trovassi il tempo e la voglia per buttar giù qualcosa anche sul genere cantharellus/craterellus.
Rinnovando la stima ti saluto
Federico

Angiolo ha detto...

Ciao Federico da Arezzo

e benvenuto!

Ti ringrazio per l'apprezzamento.
Non credo che potrò fare quello che mi chiedi, almeno nell'immediato.
E purtroppo il tempo (l'età) è il mio nemico più diretto.
Non ho foto disponibili ed è un argomento che non ho mai affrontato, anche se poi sarebbe praticabile.
L'anno prossimo, se mai torneremo in pista e potrò documentarmi sul campo, forse lo farò.
Tanti se e tanti forse.

Un cordialissimo saluto.

Angiolo

Unknown ha detto...

Ciao Angiolo,
visito spesso il Blog,che rappresenta per me e,credo per tutti gli altri amici,un importante momento di evasione e svago in questi periodi bui.
Mi piace leggere tutti i commenti e naturalmente le tue sempre gentili ed appropriate risposte.
Nelle ultime di queste,pero',ho notato un velo di malinconia e tristezza da parte tua,cosa fra l'altro del tutto comprensibile,visto il momento.
Ti esorto,pertanto a tirarti su,per quanto e' possibile,infatti sono sicuro che prima o poi,vedremo la luce e potremo tornare tutti noi ad una vita normale ributtandoci a capofitto nella nostra grande passione del bosco e della natura in genere.
Daltronde,la citazione che usi spesso " Spes ultima dea" non e' stata messa giu' a caso.
Forza e coraggio !!
Un caro saluto a tutti voi.
Stefano

Angiolo ha detto...

Buona sera Stefano,

grazie per le belle parole.
Non è che sia particolarmente depresso, anzi sarei pronto a tornare in linea anche domattina.
Ma proprio per questo mi fa girare l'anima questo stare qui a non far niente e a guardare la poca sabbia che rimane ancora nella mia clessidra scorrere invano.

Uncordiale saluto da noi tutti.

Angiolo