Rieccomi!
Finalmente, dopo un'estate micragnosa e deludente è piovuto in abbondanza e anche se con molto ritardo sono usciti i tanto agognati funghi.E anche gli Ovoli, almeno in qualche zona del fiorentino e della bassa Toscana.
Insieme agli Ovoli come logico sono spuntate le Amanite Falloidi.
E come sempre, quando è la stagione degli Ovoli, ci sono stati alcuni casi di ingestione di questo temibile fungo, uno dei peggiori sistemi che si possa adottare per morire o rimanere, nei casi fortunati se così li vogliamo chiamare, menomati.
Le notizie stanno fioccando, soprattutto di intossicazioni da altri funghi o da funghi mal conservati ma anche di veri e propri avvelenamenti appunto da Amanita phalloides.
In conseguenza di questo ho pensato, anche se con forse eccessivo ritardo ma il danno è limitato perché non credo che siano poi inmolti a leggermi, di cercare di fornire gli strumenti a chi lo volesse per capire se l'"ovolo" che ha in mano è una vera Amanita caesarea oppure un passaporto per il cimitero.
Pertanto ripropongo le schede che avevo pubblicato nella primavera del 2020 con tutto quello che deve sapere secondo me un cercatore che voglia raccogliere gli Ovoli senza incorrere in gravissimi errori.
Comincio con l'
Ovolo
Amanita caesarea, (Scop. : Fr.) Pers.
Altri nomi: Boleto, Cocco, Cucco, Fungo
reale, Ovulo
Descrizione
Cappello: Da emisferico a convesso, spianato
quando aperto, margine con marcata striatura.
Cuticola color rosso-aranciato
brillante, quasi metallizzata, che poi a maturazione tende ad assumere una colorazione più chiara (giallo-arancio), sovente con qualche lembo residuo del velo generale.
Dimensioni mm. 70-180 (250).
Lamelle: Libere, fitte, intercalate da
lamellule, color giallo-cromo.
Gambo:
Stesso colore giallo delle lamelle,
spesso decorato a zig-zag con colorazione più intensa, sezione centrale
bianca soprattutto in basso, quasi fosse farcito. Anello giallo pure
lui, pendulo, striato, persistente.
Dimensioni mm. 60-180 (200) x 10-20 (30).
Volva:
Bianca, membranacea, larga, rastremata a forma di cono rovesciato.
Tendente a formare areole nella parte superiore, per poi aprirsi e
lasciar uscire il cappello sul quale possono rimanere dei lembi.
Carne: Bianca ma giallo-cromo subito sotto la cuticola e nella parte esterna della sezione del gambo. Odore e sapore tenui, gradevoli.
Habitat
Si tratta di un fungo che ama le zone a clima caldo e secco. Nasce sotto castagni e querce di
varie specie, verso il mare a partire dalla metà di maggio, fino a novembre
inoltrato, se la stagione lo permette. Un tempo abbondava nei boschi di
collina e media montagna (fino ai 1.000 m.) ma poi in seguito all’abbandono degli
stessi il suo areale di crescita si è ridotto alle zone prettamente
mediterranee e ai castagneti da frutto ancora coltivati. Predilige i querceti,
le zone aperte, i tagliati, le zone in cui il terreno non è eccessivamente coperto da arbusti o detriti.
Note
È un fungo che ha lo stesso
periodo di nascita dei Porcini e che viene raccolto dai cercatori un po’ in
tutto il territorio della regione, ma soprattutto nella parte Sud, senese,
Maremma e dintorni, fino ai boschi della costa grossetana.
Un tempo era molto più diffuso ma in molte
zone è sparito a causa dell’abbandono della silvicoltura. Io feci il mio primo incontro con questo fungo negli
anni ’50 a Pavana Pistoiese al confine con
l’Emilia. Ce ne nascevano moltissimi. Le ultime volte che ci sono andato, nei primi anni ’70, avevano smesso di pulire i castagneti ed era
praticamente estinto.
Per me è in assoluto il più bello dei funghi,
quando giovane e integro.
Spesso però è attaccato da una muffa (Mycogone rosea,
Link) che lo rende molliccio e pesante, imperlato di gocce di fluido acquoso che
in breve lo fa marcire del tutto.
Quanto alla commestibilità, è un ottimo fungo
che però io non apprezzo molto.
L’unico modo in cui lo gradisco è servito
crudo, tagliato a fettine e
condito con olio, sale e limone.
De gustibus…
E difatti, come suggerisce il nome, si tratta di un fungo che duemila anni fa
era considerato degno dei Cesari, gli imperatori romani, e che servì almeno una
volta ad eliminarne uno (Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, 54
d.C., avvelenato dalla moglie Agrippina per fargli succedere il proprio figlio Nerone, ancora ragazzo, per cui fu lei ad assumere la guida dell'impero) mediante la somministrazione di un “sosia”
mortale, l’Amanita phalloides.
Ho messo le virgolette a sosia perché
in effetti si tratta di due funghi totalmente diversi per colorazione (A. caesarea
rosso-arancio, A. phalloides verde o beige, talvolta bianca). Però, quando il
piatto viene presentato già cotto, chi li distingue più? Fu così che Nerone poté
poi bruciare Roma, grazie anche alla “scienza” della fattucchiera che preparò
l’intingolo (Locusta, un nome che è tutto un programma) per l’aspirante vedova
(e imperatrice), che però il figlio cinque anni dopo fece eliminare brutalmente. Tanto perché fosse chiaro il suo pensiero.
Dico subito che, a parte la colorazione da
adulti, A. caesarea e A. phalloides allo stadio giovanile (cioè con la volva ancora
chiusa) si differenziano perché il primo presenta la parte rastremata del
carpoforo rivolta in basso, inserita nel terreno, mentre il fungo velenoso ha
la parte più appuntita rivolta in alto.
Se poi si seziona in verticale l’”ovolo”, A. caesarea
mostra il sottile arco della cuticola di colore giallo, particolare che invece in A. phalloides è verdognolo o incolore.
Una curiosità.
I
Romani chiamavano A. caesarea "Boletus"; sì, proprio come chiamiamo noi
oggi il genere a cui appartiene il Porcino, che loro invece chiamavano
"Suillus", cioè porcello.
E così oggi in alcune regioni del Centro Italia gli Ovoli vengono ancora chiamati Boleti.
Chiudo ripetendo che A. cesarea è tipico
delle zone temperate a latifoglie (senese, Maremma, ma non solo), sotto
castagni (meno, per l’abbandono di molti boschi), querceti, molto nei tagliati
e sotto scopa (Erica scoparia/arborea), che poi è uno degli arbusti più
frequenti dell'ambiente collinare.
Con
particolare predilezione per i luoghi in cui la
vegetazione del sottobosco è rarefatta e lascia entrare molta luce
solare, per
le zone colpite da incendi o in cui sono stati fatti lavori forestali o
anche il semplice taglio del sottobosco nei castagneti da frutto.
La raccolta è consentita per esemplari di cui devono essere visibili le lamelle, nella solita misura massima complessiva di 3 kg.
Ed ora un po' di foto:
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Appena affacciato nell'humus. |
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Notare le areolature che precedono l'apertura della volva. |
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L'erosione della lumaca ha portato allo scoperto la colorazione pileica giallo-arancio.
L'altro esemplare più piccolo lascia già trasparire lo stesso colore nella parte centrale. |
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Quasi completamente sbocciato. Notare la volva a forma di cono rovesciato. |
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Bellissimo. Notare la granulosità della cuticola in fase espansiva. |
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Tre "punte" verso il basso. |
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Negli esemplari maturi la colorazione del cappello tende un po' a sbiadire. |
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Danni iniziali da Mycogone rosea. |
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Qui in stadio più avanzato. |
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Enorme, più di 25 cm. e oltre il mezzo chilo. |
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Amanita phalloides, (Vaill. ex Fr. : Fr.) Link ☠☠☠
Nomi volgari: Angelo della morte, Tignosa verdognola
Descrizione
Cappello:
Da emisferico a convesso, in gioventù spesso un po' appuntito, spianato
quando aperto, cuticola da bianca a beige e verde con sottili fibrille
radiali che la fanno sembrare metallizzata. Talvolta con qualche lembo
residuo del velo generale.
Dimensioni mm. 70-130 (180).
Lamelle: Libere, larghe, fitte e sottili, bianche.
Gambo:
Bianco. Spesso decorato da bande zig-zag di colore leggermente più
scuro. Tende a rastremarsi verso l'alto. Farcito e bulboso alla base.
Anello a gonnellino, bianco.
Dimensioni mm. 70-130 (150) x 10-20 (25).
Volva: Bianca, membranacea, più larga e arrotondata
in basso.
Carne: Bianca, con sfumatura più o meno verdolina sotto la cuticola. Odore un po' sgradevole che tende ad accentuarsi a maturazione.
Habitat
Nasce
sotto castagni, querce di
varie specie, conifere ed altre essenze a partire dall'estate fino a
novembre
inoltrato. Molto diffuso in ambiente mediterraneo. Personalmente non ho
grande esperienza di quanto nasca in montagna. Talvolta ne ho visto
qualche piccolo gruppo sia nei faggi che negli abeti ma certamente non
in grande quantità come lo si può incontrare in ambiente mediterraneo.
Note
È
il fungo responsabile della maggior parte degli avvelenamenti con esito
gravissimo, spesso mortale. Talvolta viene confuso con Prataioli o
Russule varie aventi le stesse colorazioni pileiche.
Per
quello che ci interessa ora, e cioè la confusione con A. caesarea,
l'errore diviene possibile se si raccolgono Ovoli ancora avvolti nel
velo generale, cioè chiusi. E difatti è vietato.
Come detto, A. caesarea ha la parte tondeggiante sopra e la parte più ristretta rivolta in basso.
Il
contrario avviene invece per A. phalloides che spesso nasce con il
cappello appuntito e quindi ha la parte più larga a contatto con il
terreno.
Inoltre,
alla sezione verticale, A. caesarea presenta in alto il sottile arco
aranciato della cuticola mentre in A. phalloides questo arco è verde o
più chiaro tendente al bianco (sia nella specie tipo che nella forma bianca, perché ne esiste anche una forma bianca, A. phalloides, var. alba, Costantin & L.M. Dufour).
Inoltre A. phalloides è il capobanda di una triade velenosissima con Amanita verna, (Bull. : Fr.) Lam. ed Amanita virosa, Bertill., che però qua da noi sono fortunatamente poco diffusi.
A. virosa è proprio delle foreste montane di abete rosso a partire dall'estate e non credo di averlo mai visto.
Invece
A. verna lo trovo qualche volta negli ambienti misti di castagno di
media montagna a maggio/giugno. Praticamente è una replica un po' più
piccola di A. phalloides ma di colore completamente bianco e che può
essere facilmente confusa con i Prataioli che però hanno le lamelle rosa
e niente volva. Ci sono anche altri caratteri che lo differenziano ma
ad un colpo d'occhio grossolano sono questi quelli più facilmente
osservabili.
Quindi,
se trovate in tarda primavera, dei funghi totalmente bianchi che
ripetono la forma di A. caesarea e/o di A. phalloides con la presenza
contemporanea di anello e volva, ripeto tutte e due insieme anello e
volva (i Prataioli, ribadisco, la volva non l'hanno e proprio per questo
andrebbero raccolti interi senza tagliare il gambo, come invece molti
fanno), probabilmente siete in presenza di un'Amanita verna.
E lasciatela perdere, è meglio.
Difatti bastano poco più di 50 grammi di questi funghi per uccidere un uomo di sana e robusta costituzione.
La
loro alta letalità sta anche nel fatto che i primi sintomi
dell'avvelenamento appaiono con 12/24 e più ore di ritardo, quando gli
organi bersaglio (soprattutto il fegato, che va in necrosi come nelle
cirrosi fulminanti) delle tossine entrate in circolo (amanitine e falloidine) sono stati ormai irrimediabilmente compromessi.
Se
l'avvelenamento si manifesta entro le 8 ore dall'assunzione del fungo,
si può intervenire con la somministrazione di dosi massicce di
penicillina o di altre sostanze aventi la funzione di bloccare
l'aggressione delle tossine ai danni della cellula epatica. Però quasi
sempre chi si salva deve sottoporsi permanentemente a dialisi o, quando
possibile, a trapianto di fegato.
Altrimenti
dopo i primi sintomi, il soggetto ha un momentaneo miglioramento, ma
poi si aggrava e nel giro di due o tre giorni muore tra atroci
sofferenze.
Come
ho già scritto, nella sezione dell'Ovolo, Agrippina quasi duemila anni
fa utilizzò A. phalloides per far fuori il marito, l'imperatore Claudio,
ed aprire la successione al figlio minorenne Nerone, prendendo così lei
il potere.
Finché cinque anni dopo il figlio le restituì il favore, definitivamente.
Proprio della brava gente, viene da dire!
Come la Phalloides, che più che un fungo pare una belva.
Qualche foto:
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Carpoforo di colorazione giallo-verdognola. |
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Esemplare chiaro in apertura. Notare il cappello appuntito. |
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Da sopra. |
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Tolto dal terreno. Sedere tondo e capoccia appuntita. |
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A. caesarea a confronto. Sedere appuntito e capoccia tonda. |
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Erosioni di lumache. Sembra che fino a un certo punto ne possano mangiare senza danni.
Oppure non fanno in tempo a raccontarlo? |
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Gruppetto in ambiente di querce. | | |
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2023 Nel grossetano.
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È pure bella , 'sta carogna!
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Con gli Ovoli avrei finito.
Per gli avvelenamenti gravi ci sarebbe da parlare anche dell'Entoloma sinuatum, in grande spolvero l'altro giorno in Maremma.
Un fungo che viene facilmente confuso con Lepista nebularis, il cosiddetto Grumato.
E che fa danni molto seri.
Se avrò tempo vedrò di trattarlo domani.
Nel frattempo un
Cordiale saluto a tutti!