mercoledì 25 gennaio 2017

Funghi del Giappone.

Buongiorno!



Nell’attesa che questa situazione infame (terreno gelato e pure innevato) si sblocchi magari con un po’ di pioggia a dolco (le ultime precipitazioni risalgono all’inizio del mese), torno a farmi vivo per segnalare il dono ricevuto oggi dal nostro grande amico del Gruppo Micologico di Sapporo (Hokkaido), grande isola del Nord del Giappone, il Signor Nobuo Harikae.

Che mi ha inviato, è arrivato oggi, una pubblicazione edita dal Gruppo suddetto nel decimo anniversario della fondazione (2003-2014), sotto la direzione della Presidentessa Signora Nakata Youko, in cui sono illustrate parecchie centinaia di specie di funghi (oltre 700) e di erbe reperite sul Monte Moiwa (Moiwa-yama laddove il suffisso sta appunto per “monte”), la collina-montagna (531 m.) che sovrasta la città di Sapporo, un po' come Monte Morello (che però è più alto) per Firenze.

Con la differenza però che là siamo in zona fortemente umida e con vegetazione molto più rigogliosa, mentre nel fiorentino il clima è più asciutto, due ambienti completamente diversi quindi.

Un volume ponderoso (500 pagine formato A4) corredato delle fotografie a colori di ogni specie rappresentata, il cui testo però è purtroppo scarsamente utilizzabile per chi non conosce il giapponese o per chi non abbia a disposizione un interprete come il sottoscritto.

Naturalmente molte delle specie riprodotte sono presenti anche da noi ma tantissime invece ci sono sconosciute e anche in Giappone le stanno scoprendo solo ora, dal momento che nel Sol Levante lo studio della micologia è partito molto in ritardo (almeno un secolo) rispetto all’Europa.

Comunque una bellissima pubblicazione e un motivo per rompere il silenzio a cui ci costringe il perdurare della stagione avversa.

Un cordiale saluto a tutti i Lettori ed ai nostri Amici Giapponesi!

Angiolo & Tomoko



Copertina

Ultima di copertina

Sapporo (Hokkaido), luglio 2011. Con Harikae-san.

Alla ricerca della Stropharia rugosoannulata.

Un bel gruppetto.

Il raccolto.

Foto ricordo.

Stadio olimpico 1972 di Sapporo. Aiuole a betulle. Ci nascono Porcini (Boletus edulis) e Ovoli (Amanita hemibapha).

Ed anche un sosia del Boletus aereus (B. hiratsukae), piuttosto scadente.


   


Ancora un cordiale saluto a tutti!

10 commenti:

Mario ha detto...

Ciao Angiolo.
Sono curioso riguardo due aspetti.
Innanzitutto, cosa ne pensano i giapponesi a proposito della Stropharia Rugosoannulata? Da noi, è del tutto trascurata e se non erro, in passato era stata esclusa dai funghi commercializzabili, in quanto considerata sospetta, ma poi reintrodotta. E più in generale, quale sono le specie micologiche che interessano maggiormente, culinariamente parlando, gli abitanti del Sol Levante? Ciao.
Mario da Prato
p.s. la scarsità di piogge di questo inverno, in Toscana, mi sembra allarmante.

Angiolo ha detto...

Ciao Mario pratense!

Per quello che ne so la Stropharia rugosoannulata è piuttosto apprezzata in Giappone, tanto è vero che il mio amico Harikae-san mi portò a cercarla.
Ed in effetti non è male ed è anche un bel fungo, quando è ancora chiusa.
Per colore e cuticola sembra di vedere un Boletus pinophilus che si affaccia nel muschio o nell'erba (il substrato dell'ambiente dove andammo a cercarla).
Da farsi ingannare.
Per quanto riguarda l'interesse dei giapponesi per i funghi è praticamente limitato ai funghi lignicoli o che si possono coltivare.
Dal Pleurotus eryngii, alla Pholiota aegerita, passando per Flammuline, Volvarielle altri generi.
Nei supermercati ce ne sono in vendita parecchie specie, molte più che qua.
Dei funghi di bosco e foresta, praticamente l'unico che veramente riscuote grande interesse è il famoso Matsu-Take, un fungo piuttosto raro ed i prezzi del quale sul mercato raggiungono cifre da capogiro, anche mille auro al chilo, come i tartufi bianchi.
Ed in effetti per quello che ne so hanno lo stesso impiego.
Altri funghi che cercano nel bosco, ma sono anche coltivabili, sono l’Armillariella mellea e il Lyophyllum shimeji (parente del decastes).
Porcini e Ovoli cominciano (ora è qualche anno) ad interessare ma non troppo.
La prima volta che trovai i Boletus edulis e l'Amanita hemibapha (la specie tipo della caesarea, che dovrebbe esserne una variante europea, diffusa in tutti i continenti), fu nelle aiuole di betulle e picee attorno allo stadio olimpico di Sapporo (invernali 1972).
L'unica volta che li trovai davvero perché ci andammo in una stagione diversa, quella adatta, dal periodo in cui andiamo usualmente.
Si vedevano da lontano, buttati all'aria, calpestati, addirittura schiacciati con le impronte di tubolare di bicicletta al centro del cappello!
Adesso hanno cominciato a prenderli ma non è che ci vadano pazzi.
Gente un po' particolare i giapponesi.
Come ho scritto, sono in ritardo (lo dicono loro) rispetto a noi di almeno un secolo in questo campo.
Amano forse molto di più raccogliere erbe selvatiche (i funghi appunto li coltivano), ma almeno nell'Hokkaido, l'isola più settentrionale dell'arcipelago in cui si trova Sapporo, devono girare con campanelli e radioline in azione, perché la vegetazione è molto folta e selvaggia e gli orsi bruni sono molto numerosi.
Qualche volta è successo che qualcuno ha girato intorno all'albero e si è trovato di fronte il plantigrado, che non è che sia molto remissivo.
E, se spaventato, può reagire assai malamente con conseguenze fortemente negative.
Poche volte, per fortuna, ma è un'eventualità da tenere ben presente.

Venendo allo "Stivale", la pioggia è stata poca ma non sarebbe negativo per i funghi, intendo.
Il fatto è che continua a marmare, anche se in via di attenuazione.
Inoltre vedo, dalle rilevazioni giornaliere della Consuma, che è in atto l'inversione termica.
Per cui, mentre ancora qui nel fondovalle si hanno minime di 2-3 gradi sotto lo zero, in quota siamo al di sopra anche in piena notte.
Speriamo bene.

Un cordiale saluto.

Mario ha detto...

Grazie Angiolo.
Gente un pò particolare i giapponesi, dici? Beh, insomma, anche noi non scherziamo. Per il medio funagiolo italiano esiste solo il porcino, mentre il resto è...nulla! Diciamo che, forse, ognuno è matto a modo suo (-:
Del matsutake mi sembra di ricordare di aver sentito ad un incontro micologico di alcuni anni fa a Prato, che i giapponesi ne vanno matti anche per presunte proprietà afrodisiache, non so se dettate più che altro dalla forma(fallica) o se basate su qualcosa di concreto.
Fantastica poi l'immagine del cercatore giapponese che gira dietro ad un albero, col rischio, concreto, di imbattersi in un orso. Perlomeno, fantastica a leggersi e ad immaginarsi...
La stropharia rugosoannulata credo di non averla mai vista in vita mia, se non su internet: ma è così rara?
La pioggia? Vedi, alla fine l'ho chiamata! (-:
Mario

Angiolo ha detto...

Ciao Mario!

Il Matsu-Take è un fungo piuttosto raro e chi lo trova non diffonde la voce né ci porta qualcun altro (tipo Pian di Melosa).
Altrimenti ciao!
D’altronde l’ambizione di trovarlo ed i prezzi sono quelli che sono.
In casa di mia moglie ne abbiamo parlato qualche volta ma a loro non gliene importa niente, neanche di mangiarlo.
A parte poi che ci sono le preparazioni gastronomiche a prezzi accessibili più o meno per tutti.
La Stropharia rugosoannulata non è poi tanto rara, nell’Hokkaido, intendo.
Come detto, là pochissimi cercano i funghi silvicoli e quindi non è rarefatta.
Quella volta che ci andammo, pur essendo stagione contraria (siccitosa), si trovavano abbastanza facilmente.
Piuttosto parecchie erano già passate o abortite per il secco.
Qua da noi l'avevo vista solo qualche volta al Gruppo Micheli, quando abitavo a Firenze.
Quanto agli orsi bruni invece, sembra una barzelletta ma non lo è.
Ultimamente a Sapporo sono stati avvistati anche in uno dei più grandi parchi cittadini, Makomanai Koen, quello delle olimpiadi invernali che è un paio di volte le Cascine, percorso da strade asfaltate e attrezzato con fontanelle e posti per i pic-nic e il barbecue, oltre allo stadio olimpico.
Eppure negli ultimi anni qualcuno al mattino presto se li è trovati davanti e non è simpatico imbattersi in una bestia di un paio di quintali o più che se ti ammolla un’artigliata ti taglia in due come un pomodoro.
Inoltre a qualcuno che abita nelle campagne in luoghi isolati è capitato di trovarsene uno in casa, al rientro.
Con tanto di porta o finestra sfondate e casa messa a soqquadro.
E chiedere pure scusa, “abbia pietà” (Fantozzi dixit).
Ce ne sono tantissimi, anche perché là hanno messo in atto l’assurda politica (secondo me) di non toccare niente.
Quello che è stato raso al suolo e trasformato in coltivazioni o centri abitati ormai è così.
Ma il resto, che è tutto bosco, tranne le zone dei vulcani attivi, non viene “coltivato” e sfruttato come qui da noi.
Viene tutto lasciato a se stesso e non si tocca niente fin dalle origini.
Per cui la foresta, su terreno vulcanico fertilissimo e frastagliatissimo (colate addossate l’una all’altra a formare collinette impervie separate da canaloni altrettanto scoscesi, come la pelle grinzosa dei segugi, tanto per intenderci) è colossale, fittissima e intricata con sottobosco invasivo e occludente.
C’entri dentro, approfittando di qualche pertugio, e non capisci più dove sei, in mezzo ad alberi enormi, altissimi e appressati l’uno all’altro (con dietro l’orso!).
Se non stai attento non ritrovi neanche il passaggio per uscire.
E difatti i funghi non si cercano nel bosco ma nei parchi, che sono tantissimi e dove la vegetazione è tenuta sotto controllo.
Io personalmente di orsi ne ho visti soltanto uno, una volta durante una gita nel Nord dell’Hokkaido, nel Parco Nazionale dello Shiretoko, una zona selvaggia a picco sul Mare di Okhotsk, tutta ammassi di colate laviche nerastre affilate come rasoi.
Noi eravamo su un battello che navigava sotto costa e lui sulla scogliera che se ne andava a spasso tranquillo e disinvolto.
Quindi, là chi va a funghi o erbe circola con un campanello bello squillante o con la radiolina accesa a volume abbastanza alto.
In maniera che il “ragazzo” ti sente da lontano e se ne va per i fatti suoi, dal momento che gli fai schifo (speriamo).

Un cordiale saluto.

Mario ha detto...

Ciao Angiolo e grazie. Racconto fantastico, come sempre del resto.
Io ti dico la verità; resto totalmente estasiato quando sento di terre selvagge, non toccate dall'uomo, lasciate a se stesse, come le lande giapponesi di cui parli. Qualche giorno fa, guardando un programma televisivo dedicato alla pesca in Ontario, (regione canadese dove l'acqua non manca di certo!), mi immaginavo alla ricerca di funghi tra quelle isole, con tanto di cesta a tracolla tra gli abeti e la barchetta pronta ad aspettarmi! Situazioni, dove il paesaggio ovviamente rappresenta la vera attrazione e dove i funghi sono nient'altro che un mero e modesto corollario. Mi basta ascoltare, o vedere di terre, (anche relativamente) poco antropizzate e già mi sento più sereno. Andarci sarebbe ovviamente il top ma, almeno per adesso, è troppo complicato.
Contraccambio i saluti.
Mario da Prato

Angiolo ha detto...

Ciao Mario!

Fosse così facile.
Anch'io ho sempre sognato il Canada, le Newfoundlands,l'Alberta, etc. etc.
Non sono mai stato un estimatore di Seychelles e luoghi zanzariferi assortiti e molto frequentati dai nostrani che straparlano di natura.
Ma ormai il mio è e rimarrà soltanto un sogno.
Il tempo è implacabile.
Ciò detto, chissà se quei luoghi sono come ce li figuriamo.
Io, arrivato ad Hokkaido la prima volta, ho visto (da lontano) delle abetine/abetaie bellissime, ed anche foreste di latifoglie splendide.
Non stavo più nei calzini per la voglia di entrarci.
Poi, quando ci ho messo i piedi, non sono più riuscito a vedermeli finché non sono uscito!
Impossibile camminarci, cercare qualcosa e vedere due metri più in là del naso.
Ecco, spero che il paesaggio canadese sia diverso da quello del Nord del Giappone, per quanto riguarda lo stato dei boschi.
Spero che possa accertartene tu e che ti trovi in un posto incantato come si vede nei film e documentari della tv.

Un saluto.

Mario ha detto...

"Non stavo più nei calzini per la voglia di entrarci.
Poi, quando ci ho messo i piedi, non sono più riuscito a vedermeli finché non sono uscito" (Angiolo wrote)

(-: Eh sì, a volte certe situazioni, (ma vale anche per i posti), sono belle solo quando ce le immaginiamo e talvolta, quando si ha poi la "fortuna"(si fa per dire!) di poterle vivere, possono diventare anche un mezzo incubo!
Ma è troppo bello il Canada. Prima o poi un salto andrà fatto. Speriamo...e grazie Angiolo.
Mario
p.s. che dici, si saranno "sghiacciati" questi Dormienti?

Angiolo ha detto...

Ciao Mario!

Che dire?
Spero solo che tu possa andarci, in Canada, e che lo trovi proprio come te l'aspettavi.
Quanti ai Dormienti, io non ho più messo piede nel bosco ma direi che, tenendo conto delle gelate che ha fatto, bisognerà attendere almeno ancora una settimana.
Per vedere i primi.
Poi può darsi che qualcuno sia in grado di smentirmi anche subito.

Un cordiale saluto.

Anonimo ha detto...

Mario dall’Urbe scrive…
ciao Angiolo e grazie per la tuo intervento che lo trovo molto interessante sotto molti aspetti.
Per primo.. erroneamente pensavo che i giapponesi, che detengono il primato in molti ambiti della ricerca scientifica, non fossero così indietro nello studio della micologia. Presumo sia per un problema culturale e storico che divide profondamente il nostro mondo (quello europeo e in particolare quello italiano), fatto di complessi incroci di culture e quello affascinante del paese del sol levante. Cultura e storia che ci hanno portato in direzioni diverse ma che sono uno stimolo per un reciproco interesse tra due mondi apparentemente lontani.
Già nel lontano ’700, da noi in Italia, il buon micologo fiorentino Antonio Micheli (mi sembra che tu facessi parte del Gruppo che porta il suo nome) aveva redatto una mappa approfondita della micologia e aveva scoperto forse per primo, l’esistenza delle spore e del processo riproduttivo dei funghi. Descrisse 900 specie! Oltre 300 anni fa.
Ti sorprenderà ma conservo ancora dei funghi del Giappone, regalati da un mio amico d’infanzia che oramai ho perso nel percorso della vita, che si laureò a Torino in lingue orientali e passò parecchi anni nel paese nipponico. Quando tornava, sapendomi un appassionato di funghi, mi portava alcune specialità del luogo che conservo ancora in un barattolo. Si parla di più di trent’anni fa. Per la verità conservo anche i cantarellus giganti dell’Oregon, un barattolo di porcini secchi trovati nei pressi di Capo Horn, dei leccinum della Finlandia, degli Aereus di Grecia e della Croazia …e via che va. Ovviamente quei barattoli non li apro da secoli e sono oramai dei reperti di gioventù.
Del paese del sol levante, il mio amico mi descriveva proprio l’isola di Hokkaido come un luogo in cui io avrei potuto vivere in Giappone, conoscendomi un amante del bosco e della natura.
Attraverso il tuo post e i commenti successivi ho rivissuto quei periodi in cui il mio amico tornava dopo 6/8 mesi dal Giappone per poi ripartire dopo poco e le serate passate ad immaginarsi, attraverso i suoi racconti, i luoghi da lui descritti.
Ci eravamo spesso ripromessi di raggiungerlo ma i soldi non bastavano mai e all’epoca (più di 30 anni fa) il Giappone era una meta assai costosa (basti pensare che con 150 mila lire a testa raggiungemmo Capo Horn, di cui i funghi nel barattolo di prima, l’equivalente del mezzo serbatoio di benzina che ho messo stamane nella macchina!).
Oggi si viaggia in modo diverso, con gli strumenti messi a disposizione della tecnologia.
A tal proposito, mi sono fatto un bel viaggio con street wiew di Google e ho visitato proprio (si fa per dire) il Parco Parco Nazionale dello Shiretok da te descritto. Ho visitato le molte strade dell’Hokkaido e anche Capo Soya da dove il mio amico ci raccontava che nelle giornate pulite, non senza enfasi e e stupore, si poteva vedere la Russia (per noi allora meta irraggiungibile). In effetti penso si trattasse dell’isola di Sachalin.
A proposito di dormienti, ho letto che ha scoprirli per la prima volta fu proprio il Micheli nel lontano 1729.
L’Hygrophorus marzuolus fu studiato e classificato dal noto micologo proprio a Vallombrosa. Notava che “sub nive latet, ac viget”  e cioè che si nasconde sotto la neve e prende vigore.
Fantastico!
Grazie e un saluto dalla Urbe (più malridotta che mai)

Mario

Angiolo ha detto...

Ciao Mario!

Cambio d'interlocutore.
Condoglianze per Roma e la sua "giunta".
Speriamo che ci sia un cambio di passo e possiate uscire da codesta situazione.
Anche se poi dovrei dire "possiamo" e "questa" perché non è che in Italia siamo messi molto meglio.
E ieri la Fiorentina (non sono uno che segue il calcio, ma lo scrivo perché l'ho sentitito dire all'ora di colazione in tv) è stata sonoramente bastonata dalla compagine di Totti.
Dubito in generale che il Bel (si fa per dire, ormai) Paese possa uscire dalla situazione in cui s'è cacciato a forza di magna magna, magistrati che fanno quello che gli pare e il no a tutto.
Finite le lamentazioni, Hokkaido e il Grande Nord.
Penso proprio che sia l'isola di Sachalin (là nel Sol Levante è molto diffuso l'Abies sachalinensis, una specie di abete bianco, molto più fragile e soggetto a incurvarsi e marcire della specie Alba), quella che mi dici.
E lì, in Hokkaido, siamo proprio nel Grande Nord.
Di fronte alla Manciuria e alla Siberia.
E in inverno, quando arrivano le perturbazioni dal continente, suona a morto.
Neve a metri (da cui le olimpiadi invernali del 1972 e la Festa delle neve, svoltasi proprio in questi giorni a Sapporo, con la costruzione di enormi statue, palazzi e scenari, con la neve appunto), con temperature medie intorno ai 6-10° sotto lo zero.
Personalmente in inverno ci sono stato solo una volta, di gennaio.
Un pomeriggio cominciò a nevicare di brutto e la mattina dopo ne avevamo quasi un metro, bella fresca.
Così tutto il giorno bardati come orsi, con stivaloni e pale (enormi) a pulire il marciapiede e l'ingresso del garage, nonché il tetto (per non farlo sfondare) e buttare la neve nel pozzo riscaldato con la corrente elettrica.
Mica uno scherzo!
La sera eravamo letteralmente da buttare via anche noi!
E meno male che passano gli spazzaneve in processione (anche tre o quattro, là ce li hanno e li usano; mica come qui che si riesce a far marcire le situazioni, vedi Abruzzo) a liberare la sede stradale.
Ma il privato te lo devi pulire da te.
Fortunato chi ha il pozzo dove buttare la neve, come i miei suoceri.
Venendo al Marzuolo, sì, fu proprio il Micheli a determinarlo (Nova Plantarum Genera, 1729).
Il Bresadola scriveva, nel 1893, che il raccolto annuo era di 30/100 quintali e il prezzo di 45/90 centesimi al chilo.
Fungo singolare e una cerca affascinante, nell'ambiente invernale.

Un cordiale saluto.